lunedì 20 dicembre 2010

AUGURI !


Arriva il Natale e presto l’Anno nuovo.
Dentro di noi però resta, anche in giorni di festa, una sensazione nascosta. Sentiamo che attorno l’atmosfera è diversa rispetto agli altri anni, meno serena.
Noi dell’Anppia siamo come gli altri ma con un sentimento in più. Il ricordo dei nostri cari che passavano il Natale nelle carceri o al confino o in esilio è il confronto che non ci permette il lamento, ne la recriminazione perché la nostra vita è spesa nell’impegno di farli vivere in noi,
di non farli dimenticare.
Auguri di cuore ai soci, ai loro parenti, ai nostri collaboratori e al nostro Paese.

Guido Albertelli


Roma, 20 dicembre 2010

venerdì 10 dicembre 2010

DOCUMENTO PROGRAMMATICO ELABORATO DAL DIRETTIVO DEL COORDINAMENTO A.N.P.P.I.A. DELLA TOSCANA Empoli [FI], 4 dicembre 2010

Le forze politiche democratiche e le associazioni Antifasciste e della Resistenza della Toscana fanno conoscere la propria preoccupazione in merito all'avanzata di una ideologia diffusa di stampo fascista, che può essere l’esordio anche nel nostro territorio, di un radicamento di soggetti politici discriminatori. La "cultura" fascista è ormai un fenomeno di massa, soprattutto nelle generazioni più giovani, anche se per ora, si traduce solo in minima parte nell'adesione a precisi soggetti politici. Tuttavia una fascia più ristretta di cittadini si definisce coscientemente di estrema destra, e in seno ad essa, si producono fenomeni preoccupanti, come l'apertura di centri sociali di estrazione fascista e il radicamento di Forza Nuova. Fenomeno ancor più preoccupante per le sue caratteristiche di massa è l'affermazione del nuovo fascismo (di un genere tutto suo) della Lega Nord, che in Toscana ha mostrato una rimarchevole crescita nell'ultima competizione elettorale (6,48% corrispondente a 98.523 voti che hanno procurato 3 seggi nell’Assemblea regionale.
Alla luce di questi eventi le stesse forze organizzate hanno deciso di monitorare sul territorio di riferimento i fatti di matrice fascista e razzista ed i fenomeni politici nostalgici che qui si svolgono, nell’intento di ricostruire il percorso che ha creato l’evento, individuando i personaggi e le sorgenti di finanziamento di queste organizzazioni. Il monitoraggio ha lo scopo di fermare sul nascere ogni fenomeno di violenza fascista o xenofoba, identificando immediatamente le responsabilità e denunciando i fatti alle forze dell'ordine e informando i media per tenere alta l'attenzione della comunità affinché si arrivi a processare regolarmente i veri responsabili.
Questi obiettivi devono essere perseguiti con mezzi giuridici e amministrativi, mentre è da rigettare qualsiasi ipotesi di "antifascismo fai-da-te", come le "controronde" che, utilizzando forme di azione politica ai limiti della legge, avrebbero come unico effetto la conferma del mito dei "contrari radicalismi", finendo col mettere fascisti e antifascisti sullo stesso piano,legittimando, pertanto, i primi.
Dovere vitale delle forze democratiche e dell’associazionismo sarà l’allargamento della cultura antifascista soprattutto nei luoghi istituzionali e non solo, di aggregazione giovanile dove molto spesso i giovani aderiscono alla dottrina neofascista più per tendenza del momento che per principio. Per far questo si propone di sviluppare forme di cooperazione con le scuole del territorio, oltre che, ovviamente, i centri sociali, le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, i gruppi di boyscout, gli oratori e con gli Enti locali di primo,
secondo e terzo livello, per affermare i valori della democrazia e la necessità della distruzione di ogni forma di razzismo. Le proposte che seguono sono aperte a tutti i partiti e movimenti che ne accettano lo spirito e che s’impegnano unitariamente a condurre azioni per la pace, la libertà e la legalità.
L’espansione ed il rafforzamento della cultura antifascista farà fondamento sui successivi quattro punti:
1) sulla conservazione della memoria storica dell'Antifascismo, della Resistenza, e dei valori che questi comportamenti hanno manifestato e continuano a comunicare contro la dittatura fascista;
2) sulla cognizione della Costituzione italiana e della scienza del governo che in essa ha trovato una sintesi;
3) sul potenziamento dei Comitati zonali del movimento “Salviamo la Costituzione”;
4) sull’indebolimento delle leggende alla moda, iniziando da quella del "fascismo come concezione di vita", serbando invece memoria su quali reali spregevoli interessi rispondeva quel regime trasformista.
Al riguardo, per il prossimo mese di marzo, sarà organizzata una prima iniziativa interprovinciale nella città di Empoli sul tema “Il Voto, l’Educazione e il Lavoro: pilastri dell’antifascismo nella Costituzione italiana”.

lunedì 22 novembre 2010

Intervento finale del Presidente dell’ANPPIA al Convegno romano “Nascita e spirito delle Costituzioni europee”

I miei sentiti ringraziamenti al coordinatore prof. Cerri, ai valenti relatori, all’organizzazione e a tutti gli intervenuti (ho visto molti amici venuti da lontano ed a loro sono grato).
Lo scopo delle Associazioni che hanno voluto questo convegno è stato raggiunto.
La trasmissione della memoria è utile quando serve oggi alla difesa delle regole democratiche e dei valori radicati nel tempo. Queste regole sono nate nel primo dopoguerra anche per i sacrifici di chi ha combattuto contro le dittature o ha sofferto delle loro violenze o è morto innocente in una guerra spesso dimenticata.
Gli oppositori antifascisti, e gli analoghi in Francia e in Germania durante i regimi illiberali scrissero libri, riviste, periodici, tutti clandestini, dove condannavano la soppressione dei diritti dei cittadini come il libero pensiero, la libertà di stampa, l’esistenza di partiti e sindacati, l’uguaglianza di tutte le razze e in Italia affermavano l’inadeguatezza dello Statuto.
Così la Costituzione rappresentò anche il testamento spirituale di chi lottò perché potesse essere costruita.
Ed è per questo che abbiamo favorito un dibattito sui suoi contenuti e il Suo spirito in confronto a quelli delle altre nazioni europee.
Esponenti della cultura più elevata nel mondo della scuola, quella universitaria, sono intervenuti oggi a testimoniare la validità e l’importanza di Leggi fondamentali che rappresentano i vangeli laici delle democrazie, pur nelle differenze esistenti.
Se oggi la maggioranza del popolo italiano, in momenti difficili come quello in cui viviamo, crede in un riferimento che garantisca la protezione dei diritti di ogni suo componente, fa suo un libretto che, si può dire, rappresenta una sacralità comune.
Per questo prima di accettare un aggiornamento, sia pure strettamente necessario, della seconda parte della Costituzione, il cittadino esige che la forza che lo propone sia esempio di rispetto per le istituzioni, si ispiri ad un interesse superiore e punti a raccogliere un ampio consenso delle parti politiche tenendo conto delle evoluzioni politico-istituzionali europee.
Assistiamo invece allo scontro di due ideologie diverse, quello in atto trai partiti.
Una parte, a cultura liberal populista, ritiene superate alcune regole democratiche in quanto il tempo e l’evoluzione della società civile le ha rese obsolete anche in riferimento alla funzionalità del governare efficacemente senza essere ingessati da lacci formali.
L’altra, lasciatemelo dire, a cultura riformista conservatrice, difende la Costituzione esistente perché espressione della tradizione democratica, la considera un baluardo contro governi indipendenti da controlli, una difesa contro l’indebolimento del ruolo del Parlamento e contro la possibile influenza di poteri forti esterni.
Nel confuso momento che attraversa il Paese non si può cambiare la Costituzione e penso che questo non avverrà perché è esistita sempre una minoranza di cittadini, che interpreta spesso la coscienza della maggioranza silenziosa, che si batte per un ideale e non per interesse, non dimentica il passato nobile, non si ritira davanti al più forte e non si chiude in se stessa. Spesso perde le battaglie ma non l’impegno a proseguire.
Le nostre Associazioni sono sempre da questa parte.
Guido Albertelli

martedì 16 novembre 2010

CONVEGNO LA NASCITA E LO SPIRITO DELLE COSTITUZIONI EUROPEE

Senato della Repubblica - Sala Capitolare
Piazza della Minerva 38
18 novembre 2010
ore 15.30







PROGRAMMA

Ore 15,30 Saluti

Presidente dell’ANVGC, avv. Giuseppe Castronovo

Presidente dell’ANED, sen. avv. Gianfranco Maris

Presidente dell’ANPPIA,ing. Guido Albertelli



ore 16,00 Inizio lavori

Coordina prof. Augusto Cerri, docente di Diritto pubblico, Università La Sapienza, Roma

prof. Giacomo Marramao, docente Filosofia politica, Università Roma 3

”Radici ideali della Costituzione nell’Assemblea Costituente”

prof. Otto Pfersmann, docente di Diritto costituzionale, Università La Sorbona, Parigi

”Il modello costituzionale francese e il modello costituzionale austriaco”

prof. Dian Schefold, docente di Diritto costituzionale, Università di Brema

”Il modello costituzionale tedesco”

ore 17,00 Discussione

ore 17,30

prof. Severino Caprioli, docente di Storia del diritto medievale e moderno, Università di TorVergata, Roma

”Fatti costituenti e testo costituzionale”

prof. Carlo Amirante, docente di Diritto costituzionale, Università Federico II, Napoli

“L’originalità del modello costituzionale italiano e la sua possibile diffusione nell’Europa Comunitaria”

prof. Paolo Ridola, docente di diritto costituzionale, Università La Sapienza, Roma

”Validità delle ispirazioni ideali della Costituzione repubblicana e

possibilità di ipotesi di modifica di taluni suoi meccanismi”



ore 18,30 Discussione

ore 19,00 Intervento finale ing. Guido Albertelli


SI RICORDA CHE é OBBLIGATORIO PER L'INGRESSO ALLA SALA PRESENTARE UN DOCUMENTO e PER GLI UOMINI INDOSSARE GIACCA E CRAVATTA

venerdì 12 novembre 2010

La morte di Aldo Natoli


Aldo Natoli era elegante, colto e riservato, ma sopratutto un coraggioso. Da giovane fu antifascista e finì in carcere insieme a Giulio Spallone. Partecipò alla Resistenza nel gruppo di Alicata, Pietro Amendola, Corbi, Lombardo Radice e fu attivo anche nella stampa clandestina.
Nel dopoguerra a Roma divenne un leader della sinistra, idolatrato dal popolo comunista, in un periodo storico nel quale non era facile fare l’opposizione ai conservatori e ai papalini. Nel partito fu un uomo libero nell’esprimere le sue tesi. Fu tra i fondatori del Manifesto, primo strumento di aperto dissenso dalla linea del partito, insieme ad altri sempre comunisti nel cuore. Fu uno storico del mondo internazionale in evoluzione e di Antonio Gramsci, suo amico. Scrisse bei libri. Nell’Anppia ebbe ruoli importanti e figurava nella Presidenza Onoraria.
Lo scomparso, a mio avviso, rappresentava una delle anime migliori di una fede che con l’esempio
dei suoi leaders, contribuì a cambiare l’Italia con le lotte alla conservazione, con le conquiste sociali
e con la costruzione di una cultura di sinistra ancora viva oggi.

Guido Albertelli

martedì 9 novembre 2010

Il Museo della Liberazione non può morire

Antonio Parisella, Presidente del Museo, grida il suo sdegno per la possibile chiusura per mancanza di fondi. Ma anche le speranze sono dure a sparire. Io sono ancora un po fiducioso.

E' vero che la situazione finanziaria è bruttissima per tutte le Associazioni della Memoria ( l'Anppia , che ,presiedo, non ha avuto nulla) ma Via Tasso è un Museo, una Memoria strutturalmente incancellabile per se stessa. Guardare, toccare, soffrire e ricordare. Noi, figli di perseguitati ci vediamo la presenza dei nostri padri. I cuori sensibili piangono.

Se nasce davvero questo pericolo di chiusura potremo realizzare la più grande manifestazione antifascista mai vista a Roma perchè molti non potranno accettare la scomparsa di una testimontanza viva e forte dei sacrifici di pochi ma grandi eroi della libertà e determinante nella prova della ferocia e della violenza di aguzzini della Germania nazista.
Sono decenni che il Museo insegna ai giovani studenti la via difficile alla democrazia lasciando un segno nelle loro coscienze.

In un momento difficile anche loro non ci abbandoneranno.



Guido Albertelli

mercoledì 27 ottobre 2010

A GIUSEPPE GALZERANO IL PREMIO GRAZIA DELEDDA


Nuoro - Lo storico cilentano del movimento anarchico Giuseppe Galzerano, con il volume «Michele Schirru. Vita, viaggi, attentato, carcere, processo e morte dell'anarchico italo-americano fucilato per l'"intenzione" di uccidere Mussolini» (Galzerano Editore), è il vincitore della sezione Saggistica della 4a Edizione del Premio Letterario Grazia Deledda, dedicato anche alla narrativa, agli studi deleddiani e alla narrativa in lingua sarda, che si è tenuto a Nuoro.
Al Premio hanno partecipato 438 opere.
La giuria, presieduta dall'Editore Carlo De Benedetti, presidente del gruppo editoriale L'Espresso-Repubblica, composta dai prof. Giulio Angioni dell'Università di Cagliari, prof. Manlio Brigaglia dell'Università di Sassari, dalla prof.ssa Eugenia Tognotti dell'Università di Sassari, ha riconosciuto nel libro di Giuseppe Galzerano una ricerca approfondita e minuziosa sulla storia e sulle vicende umane, politiche e giudiziarie del giovane anarchico sardo che nel 1931 viene fucilato solo per il reato di aver pensato di uccidere Mussolini, perchè durante il fascismo la sola intenzione viene equiparata al delitto consumato.
Il Premio a Giuseppe Galzerano è stato consegnato da Carlo De Benedetti, presidente del gruppo editoriale L'Espresso-Repubblica.
Il Premio per la sezione narrativa, con la giuria presieduta da Sergio Zavoli, è stato assegnato alla scrittrice milanese Valentina Fortichiari per il romanzo "Lezione di nuoto" (Guanda), mentre per la sezione deleddiana il Premio è stato assegnato alla Prof.ssa croata Dubravka Dubravec Labas dell'Università di Zagabria per il saggio «Grazia Deledda e l'avanguardia romana» e per la sezione narrativa sarda al romanzo di Gianfranco Pintore «Sa losa de Osana».
Ai vincitori, oltre alla pergamena, è stata data la somma di €. 6.000,00 (Seimila/00), somma che Giuseppe Galzerano utilizzerà per pubblicare il suo nuovo libro.
Non ci risulta che prima di Galzerano siano stati premiati storici anarchici. L'assegnazione dell'importante riconoscimento ad un libro sovversivo e ad un ricercatore anarchico è senz'altro degna del massimo rilievo ed esprimiamo a Giuseppe Galzerano, che ha destinato la somma del Premio, alla pubblicazione del suo nuovo libro, le nostre felicitazioni e il nostro augurio di nuove ricerche e di sempre più qualificati riconoscimenti.
I lettori eventualmente interessati al volume in elegante veste tipografica (pag. 1136 con 81 foto, €. 35,00) possono richiederlo telefonando al n. 0974.62028 o utilizzando l'indirizzo di posta elettronica giuseppe.galzerano@tiscalinet.it

venerdì 10 settembre 2010

OTTO SETTEMBRE


E’ una data sempre ricordata. Resta infatti un simbolo storico. Nei primi cinquant’anni del XX secolo ci sono stati due veri slanci corali coraggiosi, anche se di diverse dimensioni, il contrattacco nella prima guerra mondiale dei soldati italiani che portò alla vittoria e la battaglia contro l’entrata dei tedeschi a Roma nel ‘43, atto perdente ma fiammella per l’inizio della grande lotta partigiana.
Sono due espressioni di popolo, nella grande guerra i soldati erano quasi tutti contadini, a Porta S.Paolo i combattenti erano di tutte le provenienze, soldati, ufficiali, antifascisti, professori, studenti, popolani e donne. I nemici erano sempre tedeschi e austriaci.
Non è vero quindi che il popolo italiano è stato spesso indifferente alla partecipazione al cambiamento. Se scattano i sentimenti di patria e di libertà molti cuori si ribellano e danno l’esempio.
L’Otto settembre è stato questo, una lotta disperata affrontata con eccezionale coraggio e autonomia da ogni combattente, che sapeva di poter morire. Quel giorno semplici cittadini e soldati senza ordini erano li a sostituire Re, principi, marescialli e ministri fuggiti ignominiosamente da Roma senza onore.
Ecco perché la battaglia di Porta S.Paolo è molto più grande del fatto stesso. E’ l’inizio della riscossa, contro la dittatura e l’ingiustizia, cominciata dagli antifascisti nel lontano ‘22.La Resistenza che ne seguì portò alla vittoria e alla Liberazione.
L’ANPPIA ricorda con affetto tutti gli antifascisti che l’otto settembre erano a combattere a Porta S.Paolo per continuare la loro lotta, tra i quali Raffaele Persichetti, Cencio Baldazzi, Luigi Longo, Antonello Trombadori, Emilio Lussu, Sandro Pertini, Pilo Albertelli, Eugenio Colorni, Ugo La Malfa, Bruno Buozzi, Romualdo Chiesa, Fabrizio Onofri, Achille Corona, Adriano Ossicini e Mario Zagari.


Guido Albertelli

lunedì 2 agosto 2010

2 agosto 1980-2 agosto 2010: per non dimenticare

Verità e Giustizia per la Strage di Bologna

domenica 25 luglio 2010



Qui anche una breve testimonianza di Indro Montanelli

mercoledì 9 giugno 2010

E' morto Paolino Ranieri figura leggendaria dell'antifascismo e della Resistenza


Paolino, nato a Sarzana nel 1912, era stato testimone, ancora bambino, dei celebri fatti del 21 luglio 1921, quando la città si ribellò alla violenza delle squadracce fasciste. Negli anni successivi maturò idee antifasciste e dalla fine del 1932 entrò a far parte dell’organizzazione clandestina del Partito Comunista. In quegli anni nessuno può sospettare che dietro il giovane barbiere vi sia un abilissimo propagandista, che arruola i giovani insofferenti al regime nella cellula cittadina, e che nella sua bottega di barbiere, proprio sotto la sede del comune, vengano distribuite le direttive dell’organizzazione e la stampa clandestina. Nel 1937, però, in seguito ad una spiata viene arrestato e processato per attività sovversiva dal Tribunale Speciale, con una condanna a quattro anni di reclusione. L’esperienza di Regina Coeli e Fossano costituiranno anche per lui quell’«università del carcere», fondamentale nella formazione politica di tanti antifascisti italiani: non solo lo studio collettivo con i compagni intellettuali (lezioni di politica, storia, economia, francese e ovviamente tanto materialismo storico), ma anche una pratica di condivisione e fratellanza che rimarrà una scuola di vita per il futuro. Quando nel 1940 viene rilasciato, a seguito di una amnistia (si rifiutò sempre di fare domanda di grazia), è ormai un uomo maturo, un «rivoluzionario di professione» che ha ben chiaro quale sarà il suo compito.
Con la caduta del fascismo e l’armistizio dell’8 settembre, il C.L.N. e gli antifascisti del territorio iniziano ad organizzare la Resistenza armata all’occupazione nazifascista e così Paolino imbraccia il mitra e diventa il partigiano «Andrea», prendendo il nome di battaglia dal protagonista del romanzo di Gorkij “La madre”, che ha letto negli anni del carcere. «Andrea» è commissario politico di un distaccamento che arriverà ad operare anche nel parmense e che si farà onore con una azione di grande importanza, come la Liberazione di Bardi nel giugno del 1944. Ritornato sui monti sopra Sarzana assume anche il ruolo di Ispettore di Zona per conto della Federazione del P.C.d’I., poi da lì a pochi mesi diventerà il commissario politico della Brigata Garibaldi “Ugo Muccini” che arruola tra le proprie fila quasi un migliaio di combattenti. Paolino sa bene che la Resistenza non può limitarsi a essere soltanto uno scontro militare, ma che è suo compito formare le coscienze di quelli che dovranno costruire la nuova Italia, inseguendo in ogni gesto quella moralità della Resistenza che deve contraddistinguere il partigiano. E così tra un’azione e l’altra, nelle sere a riposo davanti al fuoco, inizia il lavoro politico con i partigiani della Brigata “Muccini”, che vedono in «Andrea» un modello e una guida. La Brigata “Muccini” diventa presto una spina nel fianco delle forze militari nazifasciste, fino al celebre rastrellamento del 29 novembre del 1944, quando la Wehrmacht e la R.S.I. costringono gli uomini della “Muccini” allo sganciamento al di là della Linea Gotica, verso i territori già liberati. «Andrea» e il comandante Flavio Bertone «Walter», rimangono insieme a poche decine di partigiani sul territorio a combattere una battaglia che si fa ancora più dura. Infatti pochi giorni dopo, il 14 dicembre 1944, Paolino viene ferito ad entrambe le gambe dalle Brigate Nere, che lo portano nel famigerato carcere del XXI a La Spezia. Nel carcere, da cui pochi sono usciti in vita, Paolino rimane quattro mesi in condizioni di detenzione durissime, fino all’aprile del 1945 quando riesce a farsi liberare e ritornare nella sua Sarzana appena in tempo per la Liberazione.
Dopo la Liberazione «Andrea» entra nel comune della sua città, camminando ancora sulle stampelle, e diventa «il sindaco» (anche nei nostri giorni, se si passeggiava con lui per le vie di Sarzana, lo si sentiva chiamare così). E sindaco sarà, ininterrottamente, fino al 1971, per 25 anni, lasciando di sé il ricordo di un grande amministratore, di un politico che ha fatto dell’onestà il perno di tutta la sua azione.
Negli anni successivi Paolino non si è mai allontanato dal “fare politica”, ha svolto un ruolo di fondamentale importanza nell’ANPI e nell’ANPPIA, impegnandosi strenuamente nella difesa dei valori della Resistenza e nella salvaguardia della memoria storica. Nella seconda metà degli anni Novanta, Paolino vuole trovare una soluzione al progressivo allontanamento delle giovani generazioni da una memoria della Resistenza, che è spesso meramente rievocativa, e matura l’idea di avvicinare quel patrimonio di idee con linguaggi nuovi. Dall’incontro con ricercatori e artisti nascerà il primo Museo Audiovisivo della Resistenza in Italia, che significativamente sorge dalle rovine di una colonia estiva, che i partigiani avevano costruito, in uno dei luoghi di battaglia, per ospitare gli orfani di guerra e i figli delle famiglie indigenti nel dopoguerra. Il Museo delle Prade a Fosdinovo, ha la particolarità di essere un museo di narrazione, che ai tradizionali cimeli sostituisce i volti, i racconti di vita e le memorie visive di alcuni protagonisti della Resistenza. Oggi il museo è diventato un punto di riferimento nel panorama nazionale, una meta di gite scolastiche e di visitatori provenienti da tutta Italia, sede di importanti iniziative culturali, come il festival della Resistenza “Fino al cuore della rivolta”. Tutta la sua vita è stata vissuta all’insegna di un impegno civile e di una passione militante di raro impegno e coerenza: la politica, nella sua accezione più nobile e ideale, era per lui uno strumento per trasformare la società, per combatterne le ingiustizie seguendo quegli ideali di giustizia sociale che aveva visto realizzati nell’esperienza del carcere e su ai monti, insieme ai partigiani. In queste settimane ci confessava spesso la curiosità di sapere come sarebbe andata a finire, che ne sarebbe stato dell’Italia di domani, magari del dopo Berlusconi, ma questo suo dire implicitamente ci chiama in causa, ci fa interrogare sul «che fare?», noi oggi, ci chiede il conto del nostro impegno a combattere lo stato presente delle cose e ci esorta a non arrenderci al nemico più insidioso del “menopeggismo”, della sconfitta a tavolino, perché «un altro mondo è possibile» non è soltanto lo slogan di un facinoroso no-global, ma era il motto che Paolino sentiva suo e amava ripetere sulla soglia dei novantotto anni.

Per le espressioni di cordoglio potete scrivere al nostro indirizzo (info@archividellaresistenza.it) a quello del figlio Andrea (aranieri@comune.genova.it) oppure mandare un telegramma all’indirizzo Piazza Martiri della Libertà – 19038 Sarzana (SP).

venerdì 28 maggio 2010

APPELLO ALL’UNITA’

La manovra finanziaria colpisce al cuore la gente più debole. L’impostazione è iniqua e inaccettabile. Tutti i cittadini democratici, anche se meno colpiti, devono fare qualcosa per farsi sentire vicino a quelli che sopportano sacrifici. Infatti bisogna fare molta attenzione perché l’ingiustizia per tutti può essere dietro l’angolo.
E’ l’ora della rivolta delle coscienze. Rivolta senza violenza ma efficace nella sua partecipazione, nella sua intensità e nella sua dimensione. Questo è un governo che deve essere costretto a modificare quelle decisioni che sono anche improduttive ai fini della ripresa e dello sviluppo per il futuro.
Tutte le forze sociali e sindacali, i dipendenti pubblici e privati, i pensionati, i giornalisti, i magistrati, gli intellettuali, gli studenti, i professori, i cassa integrati, i precari, i giovani disoccupati, le Associazioni e i movimenti della società civile, devono trovare il modo di incontrarsi -- tutti insieme- per realizzare una immensa protesta unitaria, comune interprete della legittima rabbia della maggioranza del Paese ed inizio di una lotta politico sociale adeguata al momento difficile vissuto.
Ci sono dei limiti alle azioni di un governo che si definisce legittimato. Questi limiti sono stati superati in campo economico, in quello della moralità e della giustizia, in quello della libertà di stampa e in quello del rispetto del Parlamento. Siamo nella forzatura del diritto e della Costituzione.
Allora dobbiamo gridare basta. Dirlo alto e forte in modo che nessuno possa sottovalutare la forza della protesta. Da oggi è anche lotta all’indifferenza e all’egoismo, perché la battaglia è cosi democratica da non poter essere strumentalizzata, senza padrini e condizionamenti, senza etichette perché nasce spontanea dalle coscienze dei cittadini.
E’ quindi necessario, come primo segnale significativo, attivarsi per una comunicazione allargata al fine di far condividere in tutta l’Italia la proposta di organizzare al più presto possibile una grande manifestazione a Roma, accompagnata da uno sciopero generale unitario, nel nome dell’equità dei doveri e dei diritti.
Li terremo la testa alta, così gli elicotteri vedranno bene quanti saremo e come saremo fieri di esserci.
Il Circolo Giustizia e Libertà di Roma

(inviato da Guido Albertelli, Presidente nazionale dell'ANPPIA e del Circolo G&L)

giovedì 20 maggio 2010

CHI LA SCUOLA FERISCE DI SDEGNO PERISCE

Ieri l’ANPPIA di Roma e Lazio ha organizzato un buon convegno in onore di un noto cattedratico di Diritto costituzionale comparato. La sala della Casa della Memoria era piena di professori e studenti. Il livello degli interventi è stato elevato e l’atmosfera era impregnata di cultura.
Il livello della scuola è uno dei problemi principali della società italiana di oggi. Incerto può essere l’avvenire dei giovani che non abbiano ottenuto un bagaglio di conoscenze indispensabile nella vita. Può succedere o per difetto dello studente o per difetto della scuola.
Che la vita scolastica rappresenti un ricordo indelebile nella memoria di ognuno di noi è un fatto certo. Anche a tarda età il nome dei professori avuti, i compagni di classe, i voti ottenuti agli esami sono vivi dentro di noi.
La scuola rappresenta l’adolescenza e la giovinezza, periodi della formazione. Grande è quindi il dovere dello Stato di fornire strumenti e mezzi adeguati a questo compito importante. E’ ingiusto dare la colpa ai presidi e ai professori che sono anch’essi vittime di una situazione interna ed esterna difficile.
I colpevoli vanno ricercati tra i politici e i ministri. I nomi di costoro saranno scritti in un registro di classe indelebile perchè gli effetti negativi sono sotto gli occhi di tutti e quanto non fatto durante gli anni di corso per i giovani non può essere più rimediato dalla scuola stessa.
Allora è doveroso pensare a quello che possiamo fare noi, esterni alla scuola, per trasmettere cultura e memoria. Mi riferisco alle Associazioni , ai Circoli, alle Fondazioni che hanno il compito di fornire conoscenze e approfondimenti su temi che non si insegnano a scuola e che oggi sono importanti per la completezza delle informazioni e per l’attualità degli insegnamenti.
Andiamo oltre ai racconti di noi stessi, dei nostri eroi, delle nostre fedi e dei ricordi del tempo che fu. Guardiamo negli occhi dei giovani a cui parliamo e scopriamo se lo sguardo è curioso e attento e se quanto diciamo li emoziona. Proviamo a trasmettere storie ed esperienze attualizzandole alla luce della realtà in cui viviamo. Facciamolo principalmente nelle scuole con parole che gli studenti accettino di accogliere dentro di loro.

Guido Albertelli



18 maggio 2010

venerdì 30 aprile 2010

30 aprile 1982 - 30 aprile 2010

Ventotto anni fa moriva Pio La Torre ucciso dalla mafia con Rosario Di Salvo.
A lui si deve la prima legge che introdusse il reato di associazione mafiosa (Legge Rognoni-La Torre) e la prima proposta di una norma per la confisca dei beni ai mafiosi (scopo poi raggiunto dall'associazione Libera, solo nel 1996).
Nel 2007 gli fu intitolato l'aeroporto di Comiso
Nel 2008 la nuova giunta di centrodestra decide di togliere l'intitolazione a La Torre per tornare a quella precedente di "Generale Magliocco", un generale del periodo fascista distintosi nella guerra colonialista d'Etiopia.
Oggi l'Anppia vuole ricordare Pio La Torre attraverso questa puntata della "Storia siamo noi" intitolata "L'uomo che incastrò la mafia"

domenica 25 aprile 2010

Porta San Paolo 25 aprile 2010: per chi non ha ancor capito bene cosa significa essere antifascista

Oggi a Porta San Paolo la festa della Liberazione è stata infangata dal comportamento vile di alcuni facinorosi. Qui di seguito riporto il testo del mio intervento seguito da qualche riflessione sui fatti...

Sono qui oggi, a Porta San Paolo, a a nome dell' associazione che presiedo, l’ANPPIA, che è legata a quanti durante il ventennio fascista si opposero a un regime ottuso e ingiusto e pagarono questo rifiuto con la prigione, il confino, l’esilio, la deportazione, molti anche con la morte.
In quei lunghi anni senza libertà e senza diritti essi prepararono nelle scuole, nei luoghi di lavoro, perfino nelle carceri tanti che in seguito presero le armi e diedero vita alla lotta partigiana.
Alcuni tra loro diventarono essi stessi partigiani, basti pensare a Sandro Pertini che fondò questa associazione insieme a Umberto Terracini, o a Giulio Spallone che oggi non è qui perché impegnato al Quirinale.
Oggi le diverse associazioni antifasciste, partigiane, di internati e deportati sono riunite in un unico comitato per affermare con forza l’urgenza di salvaguardare da ogni attacco revisionistico la nostra storia e da ogni tentativo di trasformazione la nostra Costituzione che chiediamo non solo di difendere ma di applicare in tutte le sue parti.
In un momento così critico per la vita italiana e per la nostra città, la libertà e la democrazia non vi appaiano così scontate, esse vanno ricercate e affermate ogni giorno, perché il lavoro, una vita dignitosa, pari opportunità sono diritti inalienabili di ogni individuo e non si può rimanere indifferenti al grido di sofferenza che proviene dai più deboli, dalle fasce sociali meno protette.
In questi ultimi mesi si respira un brutto clima a Roma, l’escalation di episodi di violenza politica è sotto gli occhi di tutti e appare concreto il rischio di una perdita nella nostra città di quei valori fondamentali che le fecero meritare la medaglia d’oro della Resistenza. Occorre che le istituzioni e tutti i partiti politici si facciano carico di questa pericolosa deriva e si pronuncino con parole nette e definitive in merito non solo al nazifascismo ma anche a tutte quelle manifestazioni di intolleranza, razzismo, discriminazione che stanno creando pericolosi conflitti tra giovani di opposte fazioni e che sono un chiaro sintomo di impoverimento culturale e di pericolosi rigurgiti antidemocratici.
E tutti insieme dobbiamo impegnarci a promuovere in tutti i modi quei valori di uguaglianza e democrazia che sono alla base della nostra Costituzione per i quali la città di Roma pagò un prezzo altissimo e che desideriamo non abbia mai più a pagare nessuno. W il 25 aprile, W l'Italia, W la Liberazione!

Oggi quello che doveva essere un momento di festa e di riflessione è stato rovinato dal comportamento di pochi facinorosi.
E' stato impedito di parlare a quelle istituzioni invitate dal Comitato unitario e democraticamente elette e questo non solo attraverso brusii e fischi, ma con il lancio di oggetti e fumogeni sul palco. Sono stati colpiti Massimo Rendina e Nicola Zingaretti. Non si è trattato quindi di una protesta spontanea ma di un attacco premeditato e organizzato.
Domando agli autori di un atto tanto vile come possono considerarsi antifascisti o aspirare alla tessera di una delle nostre associazioni.


Maria Grazia Lancellotti e Mattia Stella sostengono Rendina sfiorato da un fumogeno
Foto del CORRIERE.IT


Oggi potete certo sentirvi fieri di aver riempito il cuore di amarezza dei partigiani e dei vecchi antifascisti lì presenti, di avere impedito che Remo, reduce di Mauthausen e combattente a Porta San Paolo ricevesse un premio dalle mani del Presidente della Provincia, di aver gridato frasi ingiurose all'eroica "Brigata ebraica"..
Tornate pure a casa con la convinzione di aver combattuto chissà quale eroica battaglia o di aver impedito chissà quale pericolosa dichiarazione... per quanto ci riguarda noi oggi vi diciamo con fermezza che non vi consideramo né democratici né antifascisti e che pertanto siete fuori dalle nostre associazioni.

Ai giovani che hanno voglia di impegnarsi e costruire nel rispetto della democrazia, della libertà e della Costituzione chiedo di venirci ad aiutare affinché queste associazioni diventino sempre più punto di riferimento e di crescita affinché la memoria del passato sia strumento di costruzione di un futuro migliore.

Maria Grazia Lancellotti
Presidente ANPPIA Roma e Lazio

giovedì 22 aprile 2010

IL PARTIGIANO FERITO

Nipote mio vieni qui sul balcone voglio dirti una cosa.
La vedi questa piazza così grande e spaziosa?
Si nonno, dimmi è una storia graziosa?
Non tanto perché dalla guerra tornai malridotto
e ho dovuto vivere su questo balcone a guardare di sotto.
Prima la gente che manifestava portava i tricolori con lo stemma reale
ma poi votammo per cacciarla via la vile e vecchia monarchia.
Che bel tempo passammo con la bandiera pulita
ma venne il quarantotto e fu finita.
I vessilli per anni furono tutti bianchi
E noi vecchi ci sentivamo stanchi.
Poi infine fu un mare di bandiere rosse
e tante speranze di vecchie riscosse.
Il sogno fu breve, sparì in un momento
la nostra attesa di cambiamento.
Dimmi nonnino, che hai visto di strano?
Un giorno di sotto vidi nuova gente
agitava vessilli azzurri che non mi dicevano niente.
Ora da quel momento sono accorato
perché sento insulti al mio passato.
Nonnetto mio perché ti disperi
non possono avverarsi i tuoi desideri?
Creatura innocente anima mite
e se per me le bandiere fossero finite?
Non ci credere nonno, tu sei un gigante!
Dammi lo stendardo con la spada fiammante
perché da grande il 25 aprile io ci sarò
ed al balcone non mi metterò.

giovedì 18 marzo 2010

NANI E GIGANTI

Minzolini e Amendola. E’ troppo basso l’uno e troppo alto l’altro per un confronto. Se poi il confronto lo fa l’interessato con superficialità, il paragone non vale. C’è nella memoria un mondo nobile quello di Amendola, di Matteotti e di Rosselli che non può essere evocato impunemente. Infatti è un ricordo di eroismo, di sangue e di martirio. E’ dovuto il rispetto di una verità dolorosa ed un giornalista di destra non può farvi riferimento per i suoi interessi.di parte.
Noi protestiamo con sdegno perché Giovanni Amendola non lo può fare o forse con il suo carattere non avrebbe degnato di attenzione il fatto. Resta invece la volgarità di Minzolini rispetto al ricordo di grandi antifascisti che vissero la loro lotta con stile e la loro morte con dignità.

Guido Albertelli

martedì 9 marzo 2010

Convegno nella ricorrenza delle Fosse Ardeatine


L’ANPPIA
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PERSEGUITATI POLITICI ITALIANI ANTIFASCISTI
in collaborazione con il Circolo Giustizia e Libertà di Roma

ha il piacere di invitarLa al
Convegno nella ricorrenza delle Fosse Ardeatine
alla
Casa della Memoria - Via S. Francesco di Sales 5
24 marzo 2010
ore 17.00

Programma


Saluto
Massimo Rendina

Relatori

Alessandro Portelli: Il ricordo nel popolo romano

Rosetta Stame: I familiari dei caduti ardeatini

Rosario Bentivegna: A vent’anni nella lotta per la libertà

Renzo Gattegna: Gli ebrei innocenti finiti nella cava

Guido Albertelli: I professori con le armi


Coordina i lavori Maria Grazia Lancellotti

domenica 28 febbraio 2010

Pietre di inciampo


Dopo le scritte sui muri di via Tasso, un altro episodio grave e offensivo contro la memoria e la storia della città. Le pietre “d’inciampo” in piazza Rosolino Pilo dedicate ai deportati della famiglia Terracina sono state “cancellate” con la pittura nera.

Dichiara Maria Grazia Lancellotti, presidente dell’ANPPIA Roma e Lazio: “Questo susseguirsi di azioni di chiaro stampo negazionista non può più essere riferito ad atti vandalici isolati. Chiunque ne siano gli autori è evidente il rischio di una perdita nella nostra città di quei valori fondamentali che le fecero guadagnare la medaglia d’oro della Resistenza. Occorre che tutti i partiti politici si facciano carico di questa pericolosa deriva e si pronuncino con parole nette e definitive in merito al nazifascismo e alle sue atrocità. Circa un mese fa la nostra associazione, insieme con le altre associazioni della Resistenza e delle vittime del fascismo e del nazismo, ha presentato un appello a tutti i candidati alle cariche politiche e amministrative della nostra regione e della nostra città affinché dichiarino con fermezza il loro rifiuto rispetto di ogni forma di fascismo antico e nuovo.

“Ci auguriamo” continua il Presidente dell’ANPPIA Roma e Lazio “che ci sia l’adesione totale da parte di tutti i partiti e dei loro rappresentanti insieme all’impegno di promuovere in tutte le forme quei valori di uguaglianza e democrazia che sono alla base della nostra Costituzione e per i quali la città di Roma pagò un prezzo altissimo, come testimoniano le pietre “d’inciampo” che stanno costellando la città. Una mappa del ricordo che deve essere onorata ogni giorno e preservata da simili azioni sintomo di impoverimento culturale e di pericolosi rigurgiti antidemocratici”.

lunedì 22 febbraio 2010

Un partigiano come presidente

Domenica 28 febbraio ore 10.30 Museo della Liberazione via Tasso 145
Incontro-ricordo di Sandro Pertini a vent'anni dalla scomparsa






giovedì 18 febbraio 2010

ANPPIA

L’ANPPIA , l’Associazione della Memoria con una tradizione di oltre 60 anni nella ricerca storica sull’Antifascismo, sulla Resistenza, sulle storie dei paesi colpiti dal nazifascismo, sui personaggi esiliati, confinati e carcerati durante il ventennio, sui professori irriducibili, sulle spie dell’OVRA, sulle donne nella lotta per la libertà, sui centri di tortura italiani e sulla vita di antifascisti partigiani e politici:
si rivolge ai giovani liceali o universitari, ai laureandi e laureati, agli studiosi del periodo ed agli estensori di testimonianze per confermare la disponibilità a mettere la sua biblioteca specializzata, i suoi documenti, le sue pubblicazioni, i suoi rapporti con l’Archivio di Stato e i suoi ricercatori, al servizio di approfondimenti per studi, tesi e libri su un periodo storico che sta rivivendo una giovinezza di interessi a causa della sua attualità, la sua trasparenza e la sua forza indistruttibile perché ancorata alle radici del nostro Paese democratico. Organizziamo anche convegni per la presentazione di pubblicazioni sul tema.
L’ANPPIA ha una struttura periferica basata su Federazioni provinciali presenti nelle manifestazioni sul territorio ed anch’esse attive nel mantenimento della memoria locale degli avvenimenti e delle persone degne di ricordo.
Utile al trasferimento di notizie verso i soci ed i terzi è il periodico “L’Antifascista” che è anche disponibile ad ospitare articoli di coloro che sono affini agli ideali e desiderano far conoscere le loro idee o i loro lavori.
Scriveteci al nostro indirizzo di Corsia Agonale 10 00186 ROMA oppure all’indirizzo email. info@anppia.it oppure telefonateci al n. 066869415 dalle ore 10.00 alle 16.00. Vi aspettiamo.

lunedì 8 febbraio 2010

PER ANTONIO GIOLITTI

E’ morto un intellettuale, partigiano, comunista, costituente, deputato, socialista, ministro e scrittore.
Fu il fondatore delle Brigate Garibaldi insieme a Giancarlo Pajetta. Fu il protagonista di due eventi significativi, il grido contrario alla posizione del PCI sui fatti d’Ungheria e l’ideazione, insieme ad Ugo La Malfa, della programmazione economica.
Fu quindi esempio della figura dell’intellettuale “azione e pensiero”, partecipa infatti alla lotta per la libertà e agisce in politica per l’affermazione dei principi della democrazia e della moralità.
Sono questi i personaggi che piacciono ai compagni dell’ANPPIA che oggi si addolorano per la morte di un “uomo libero”.

Il presidente nazionale
Guido Albertelli

giovedì 4 febbraio 2010

Appello alla società civile, ai partiti, ai candidati, agli eletti

Di seguito il testo dell'appello presentato dalle Associazioni antifasciste e partigiane di Roma nel corso di una Conferenza stampa.


Il presente appello vuole essere un accordo e un rinnovo del patto costituzionale che ogni cittadino ed ogni eletto nelle istituzioni democratiche e nei partiti dovrebbe aver ben saldo nella propria coscienza e nel proprio DNA.
Visti i recenti fatti, dalle scritte alle dichiarazioni di molti esponenti politici sul fascismo, l’antisemitismo e il razzismo e il costante attacco ai valori della nostra Carta Costituzionale e della nostra nazione, chiediamo agli aderenti di:

- rispettare la Carta Costituzionale in tutte le sue parti impegnandosi a valorizzarla e difenderla

- respingere ogni azione tesa al revisionismo storico sulla lotta antifascista durante il ventennio, sulla Resistenza e allo screditamento delle forze alleate e partigiane.

- non finanziare associazioni che promuovano dis-valori quali l’intolleranza, il razzismo e la discriminazione esplicitamente o celandoli all’interno dei loro dettami ideologici

- non concedere finanziamenti né patrocini pubblici a manifestazioni tese a valorizzare rievocazioni storiche del ventennio fascista o tendenti ad elogiare il ruolo della Repubblica Sociale Italiana nella nostra storia.

- rifiutare ogni forma di incitamento alla pratica politica violenta e alla violenza in generale

- non portare in essere disegni di legge o proposte di finanziamento agli ex aderenti e combattenti della Repubblica Sociale Italiana o di equiparazione con i combattenti della resistenza o i militari dell’esercito regolare.

- non candidare a qualsiasi tipo di elezione amministrativa o politica o di direzione di partito chi è stato condannato in via definitiva per reati contro la persona, razziali e di ricostituzione del Partito Fascista.

- promuovere e sostenere percorsi di conoscenza storica nelle scuole, negli Atenei, nei luoghi di aggregazione sociale per ricordare le vicende dell’Antifascismo, della Resistenza, delll’Olocausto valorizzando anche i luoghi della Memoria della città di Roma e del Lazio.

- non stringere alleanze e patti elettorali con chi non dichiara esplicitamente che il nazifascismo, le leggi razziali e il ventennio fascista sono stati il male assoluto della nostra storia.

Appello promosso da:
Associazione Miriam Novitch - ANPPIA di Roma e Lazio - ANPI di Roma e Lazio - ANFIM - ANED - ANEI - FIVL/APC - ANRP Roma - FIAP - CIRCOLI GIUSTIZIA E LIBERTA’ D’ITALIA

sabato 30 gennaio 2010

Presidio contro nazifascimo e razzismo a Roma

Per protestare contro le scritte razziste e antisemite comparse vicino al Museo della Liberazione il 27 gennaio, Giornata della Memoria, l'Anppia di Roma e del Lazio e il Museo stesso, hanno promosso una manifestazione di protesta che si terrà domenica 31 gennaio 2010 ore 10.00 presso il Museo a via Tasso 145.
Chiediamo a tutti di partecipare senza bandiere e striscioni.

martedì 26 gennaio 2010

LA GRANDE MEMORIA

Oggi il mondo ricorderà. Il più triste dei ricordi è quello della Shoah, la tragedia simbolo della violenza su un popolo innocente. Ieri, in una scuola nella quale la ricordavo agli studenti, un’alunna, guardando un filmato su Auschwizt, è stata colta da un pianto irrefrenabile. Anche i giovani hanno un cuore sensibile.
Sono passati oltre sessant’anni da quell’avvenimento e non esiste possibilità di negazione ne validità di revisione. Ai tempi dell’accaduto molti furono coloro che sapendo furono indifferenti o fecero finta di non sapere e molti Stati in guerra non reagirono a quegli orrori indicibili. Anche il Papa del tempo non fece suonare per protesta tutte le campane delle Chiese di Roma per far sentire al mondo il proprio sdegno ma scelse la via di un silenzio che giustamente gli ebrei non possono perdonare.
Molti degli scampati dai luoghi di sterminio non vogliono parlare ma il dolore indelebile si vede nei loro occhi. Uno di questi, sollecitato da me a dire qualcosa, si scoprì il braccio e mi disse “Vede questo numero,
è inferiore di uno a quello di mio padre e maggiore di uno rispetto a quello di mio fratello. Questi due numeri non esistono più. Sono volati su dal camino”. E’ per questo che non si può non voler bene agli ebrei che hanno sofferto per noi.
Desidero ricordare in questo sereno giorno di purificazione morale anche gli avversari del nazifascismo che morirono nei lager, nelle carceri, al confino, in esilio e sulle montagne. Essi avevano scelto una lotta per la libertà quasi impossibile. Si erano dedicati di fatto alla morte e non l’avevano subita come gli ebrei. La violenza li ha accomunati.
Tutto dobbiamo a quello che eravamo. Chi non ha radici e tradizioni nella difficile società di oggi
sarà leggero nel vento che verrà.

Guido Albertelli

martedì 5 gennaio 2010

NON MOLLARE

L’anno che ci aspetta cosa porterà? Noi ci attendiamo che il 2010 sia il primo degli anni del ripristino degli ideali. Parlo non solo di quelli etico morali ma degli ideali di vita. Ricordiamo il periodo dal 1946 al 1948.
il Paese seppe dimostrare che la rinascita dalla guerra era accompagnata da una volontà di ripristino delle regole democratiche ed i suoi rappresentanti interpretarono questo sentimento facendone legge costituzionale.
Certo oggi mancano quei politici antifascisti che forse, nell’attuale situazione, non sarebbero capiti perché troppo laici, troppo colti, troppo onesti e troppo giusti. Ma il loro insegnamento rimane e quindi è possibile provare a scrivere nuove regole più adatte ai tempi. Ma non può essere stravolto il grande patto di equilibrio tra i poteri dello Stato perché l’impostazione di allora è diventata nelle coscienze degli italiani il simbolo di una garanzia e di una protezione dei diritti democratici.
Mettetevi quindi al lavoro parlamentari di destra e di sinistra perché ciascuno di voi sa quello che si può fare e quello che non si può fare nell’interesse generale. Dove è utile modificare abbiate il coraggio di farlo e non solo di dirlo. Non c’è leader in politica che, in condizioni difficili, non arrivi al tramonto ed è quindi impensabile costruire su una persona parte di un’impostazione costituzionale. Abbiamo bisogno che siano piantate nuove radici che possano, per la loro efficacia, vivere per altri cinquant’anni.
E’ molto difficile ritrovare un clima che permetta questo cambiamento quando nel mondo tornano le guerre, gli attentati, le violenze, gli scontri tra le religioni e le razze. E’ proprio per questo che bisogna agire in famiglia, nella scuola, sul lavoro, nelle Istituzioni perché scegliere l’indifferenza ci farà più cattivi e può fare dei nostri figli degli egoisti in un mondo disfatto. Se l’anno nuovo sarà buono o cattivo dipenderà un pò anche da noi. Auguri.


Guido Albertelli