mercoledì 9 febbraio 2011

SE NON ORA QUANDO?

Se ti senti stanco della politica, disgustato da eventi una volta impensabili, solo in un mondo che non è il tuo, attorniato da un’atmosfera senza cultura, non ti abbattere.
Nella storia i momenti brutti sono stati tanti e molti terribili. Guardiamo indietro allora per ricordare chi c’era a viverli e come. Non parliamo di coloro che hanno combattuto i dittatori e le loro ingiustizie e che in questa lotta sono morti. Ci riferiamo invece a coloro che senza violenza hanno fatto la loro parte per superare periodi ingiusti per il loro Paese. I professori, gli studenti, gli intellettuali, i ferrovieri, gli operai, i contadini, i pensionati e le donne.
Le donne, supporto indispensabile per le famiglie del tempo, nei posti di lavoro quando il marito è in guerra, nelle manifestazioni di lotta per il miglioramento di vita, nei cimiteri a ricordare ai figli il padre caduto, nella fierezza di portare un lutto senza lacrime, nel battersi per il mantenimento della famiglia in un dopoguerra difficile.
Festeggiamole dunque nelle piazze le nostre donne di ieri e di oggi. Difendiamo la loro identità, i loro diritti superiori a quelli degli uomini perché con minori opportunità, onoriamo il lavoro silenzioso a casa e l’impegno sempre intenso sui posti di lavoro. Non condanniamo le donne che hanno abbandonato una vita regolare per praticarne una fuori delle regole. Le ragioni sono infatti molteplici per scegliere una via umiliante e noi non possiamo saperne tutti i perché.
La colpa del degrado è soprattutto di molti uomini che sono i protagonisti di una vita senza regole e senza confini di comportamento. Sono essi i corruttori del costume, i presuntuosi della personalità e gli offensori del rispetto.
Ma le donne sono superiori ad ogni sospetto. Se molti di quelli che ci hanno donato la democrazia hanno potuto realizzare il loro ideale, molto lo devono a mamme e nonne mirabili.
Non c’è bisogno di stendardi e striscioni in difesa delle donne, la cui vera difesa è dentro il cuore degli uomini, dai quali deve trapelare un vero sentimento di parità in tutti gli atti della vita.
Se questo sentimento diventerà generalizzato e vero, esso potrà essere il motore per difendere con determinazione altri ideali in un momento doloroso per il cittadino.

Guido Albertelli