lunedì 17 novembre 2008

Corsi e ricorsi

Il 13 novembre scorso un gruppo di Azione giovani ha occupato la sede della FLC CGIL per un'oretta. Sono entrati in trenta con bandiere sostenute da aste pesanti e striscioni, gridando slogan contro la CGIL.
Un fatto grave e inquietante, tanto più che avviene ad opera di quello stesso gruppo che ha dichiarato di non potersi dire in nessun modo antifascista

venerdì 14 novembre 2008

La propaganda nazista nel Terzo Millennio 2

Gli amministratori di Facebook hanno risposto al Centro Wiesenthal che aveva, come altri, espresso preoccupazione e sgomento per i contenuti apertamente e violentemente razzisti di alcuni gruppi: "dopo avere verificato gli abusi che ci avete segnalato, abbiamo rimosso tutti i contenuti offensivi, come prevedono le nostre regole d’utilizzo della rete". Facebook promette più attenzione, chiede di denunciare e garantisce che "verranno intraprese le iniziative più adatte» per tutelarsi da queste incursioni.

Da notare che secondo il Centro Wiesnthal si tratta in particolare di sette formazioni italiane, neofascisti elencati per nomi e responsabili, «avvelenano» da tempo la rete e ora stanno lanciando un'offensiva contro i Rom.

La propaganda nazista nel Terzo Millennio

"I gruppi – che recano nomi come “Bruciamoli tutti”, “Rendiamo utili gli zingari: trasformiamoli in benzina verde” e “Diamo un lavoro agli zingari: collaudatori di camere a gas” – contengono illustrazioni di saluti romani e prendono di mira il popolo rom. E' vergognoso che nel giorno in cui l'Europa ricorda i caduti in guerra Facebook aiuti coloro che vogliono riportarci indietro a quell'epoca oscura. Mi appello agli utenti di Facebook affinché si uniscano a me nel chiedere agli amministratori del sito di agire immediatamente. Questi gruppi devono essere chiusi".
Questo il testo del capogruppo del PSE Martin Schulz, al quale si è unito il capo delegazione italiana Gianni Pittella

martedì 11 novembre 2008

Iscrizioni 2009

L'Anppia nasce nel 1946 ad opera di Terracini e Pertini per raccogliere coloro che negli anni del regime fascista subirono carcere, confino, licenziamenti in ragione della loro opposizione al fascismo.
Oggi sono a pieno titolo soci dell'ANPPIA tutti coloro che si riconoscono nei valori dell'antifascismo e della Costiuzione e negli obiettivi dell'Associazione di salvaguardia della memoria storica e di approfondimento della conoscenza dei fatti legati alla Dittatura fascista, così come nella difesa dei democratici in lotta in ogni parte del mondo.
Iscriversi all'Anppia non è dunque un fatto burocratico ma è il segno di un'adesione profonda ai valori democratici della Repubblica. Per noi un prezioso sostegno morale e economico
Chiunque dunque voglia darci una mano o avere informazioni può contattarci inviando una mail.

giovedì 16 ottobre 2008

Una coppia speciale

Pubblicati gli atti del convegno svoltosi a Cagliari il 27 novembre 2006, raccogliendo gli interventi dei relatori: Carlo Dore, Eugenio Orrù, Annalisa Diaz e Chiara Spano, ma anche ulteriori contributi di Manlio Brigaglia, Francesco Cocco, Francesco Floris e Bruno Maiorca.
Un libro ricco di riflessioni e testimonianze che punta a ricostruire la vicenda umana e politica di questa coppia di appassionati antifascisti e strenui difensori della democrazia.
La figlia Chiara scrive che il lascito dei suoi genitori è “il richiamo forte a partecipare, a battersi sempre, dovunque, in ogni modo, per il progresso della democrazia che si raggiunge attraverso la crescita ideale e culturale e lo sviluppo economico, cioè il benessere di tutti”. Questo fu il senso profondo del loro impegno politico e civile, persino della loro vita personale.
Velio fu un prestigioso dirigente comunista profondamente legato alla sua Sardegna, capace di saldare la lotta per l'autonomia a quella per le riforme sociali e economiche; Nadia fu Costituente e grande protagonista del movimento femminile, in rapporto capillare con tutte le donne, e con uno sforzo di unità che aveva sempre come base la concretezza della vita e della lotta.
Per entrambi una vita politica o, come scrive Chiara Spano una “politica della vita”, che è “strumento di impegno per trasformare un mondo ingiusto in uno più aderente ai bisogni e alle richieste di chi produce con il suo lavoro”. (m. o.)


Velio e Nadia Spano. Due vite per la democrazia
a cura di Carlo Dore, Maurizio Orrù
Edizioni ANPPIA Sardegna, 2008, pp. 102

sabato 11 ottobre 2008

Napolitano e Pio La Torre

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della manifestazione nazionale a Comiso dedicata alla figura di Pio La Torre, ha inviato al Presidente del “Centro Studi e di iniziative culturali Pio La Torre", Vito Lo Monaco, il seguente messaggio:
“La scelta di Comiso consente di richiamare in un luogo appropriato l’impegno politico e sociale dell’onorevole La Torre, appassionatamente schierato a favore della pace e della distensione internazionale, e al tempo stesso per il progresso economico, sociale e civile della Sicilia. Le sue battaglie raccolsero un vasto consenso popolare, e lo esposero alle minacce della mafia, di cui cadde vittima in un sanguinoso agguato che mirava a far tacere la sua voce e bloccare il processo di rinnovamento e di sviluppo dell’Isola. Tuttavia la sua testimonianza non fu vana: essa divenne patrimonio generale del popolo siciliano, aldilà delle differenti opinioni politiche, e favorì la nascita di un comune sentire e di movimenti unitari che hanno rinsaldato la trama della democrazia"

martedì 7 ottobre 2008

A Comiso per Pio La Torre


L'ANPPIA aderisce alla manifestazione indetta per il prossimo sabato "Nel nome di Pio La Torre", perchè l'aeroporto di Comiso resti intitolato al parlamentare siciliano ucciso dalla mafia nel 1987, insieme a Rosario Di Salvo.

martedì 30 settembre 2008

Mozione antifascista

Il Municipio XV di Roma ci ha fatto pervenire il testo di una mozione da loro presentata su Antifascismo, democrazia e Costituzione.
La pubblichiamo qui di segutito perchè pensiamo possa essere un utile spunto anche per altre istituzioni locali.

Oggetto: Condanna del fascismo, adesione al valore dell’antifascismo, della Resistenza e ai valori fondanti della nostra Costituzione Repubblicana.

IL CONSIGLIO DEL MUNICIPIO ROMA XV “ARVALIA-PORTUENSE”

Considerato che

I recenti interventi politici di alti rappresentanti del Governo e del Sindaco di Roma hanno riaperto il dibattito intorno ai temi del fascismo, dell’antifascismo e della Resistenza,

premesso che

la ricerca di una memoria condivisa non può ignorare il passato né mistificarlo

sottolineato che

Ø la marcia su Roma, con cui si dà simbolicamente inizio alla dittatura fascista, fu preceduta da violenze, omicidi e devastazioni,

Ø che il fascismo negò l’uguaglianza, soppresse le libertà statutarie, incarcerò e uccise gli oppositori come Matteotti, Amendola o don Minzoni, accettò le ragioni aberranti della superiorità della razza con il razzismo biologico facendo nascere l’infamia delle legge razziali che diedero al via al male assoluto, trascinò l’Italia in una guerra lunga e sanguinosa;

Ø che il regime fascista sì è reso protagonista di una serie di feroci campagne di aggressione, in Africa, in Grecia, in Albania e in Jugoslavia, compiendo stragi e rappresaglie di civili per le quali la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite redasse nel 1948 una lista di 1992 nomi di criminali di guerra italiani, che non furono mai né estradati né giudicati in Italia

Ø che, ancora dopo la caduta del regime, con la disperata propaggine della Repubblica Sociale di Salò, il fascismo partecipò a stragi di migliaia di civili in Italia e all’estero e contribuì alla deportazione di centinaia di ebrei

evidenziato che

l’antifascismo non è dunque solo premessa storica della nostra Costituzione, ma anche, come rifiuto delle tragedie del fascismo, premessa concettuale e politica e asse portante dell’intero impianto della Carta fondamentale della Repubblica

è quindi in discussione l’adesione ai valori fondanti della nostra Repubblica di una parte importante delle forze politiche presenti in Parlamento;

tutto ciò premesso il Consiglio del Municipio XV

conferma

il giudizio negativo complessivo sul fascismo che fu dittatura, una tragedia che soppresse le più elementari libertà;

condivide

le dichiarazioni del Presidente della Camera che ha affermato con chiarezza che in Italia e a Roma non si possono equiparare antifascisti e fascisti perchè i primi combatterono per la causa giusta della libertà e gli altri stavano dalla parte sbagliata;

Apprezza le parole chiare di chi a destra finalmente si riconosce nei valori dell’antifascismo: libertà, uguaglianza e solidarietà.

condanna

con nettezza le dichiarazioni di alcuni esponenti politici che hanno definito il fascismo l’esperienza più bella della storia d’Italia e di chi ancora oggi dichiara di non potersi definire antifascista, perché questo significa non aderire appieno ai valori costituzionali;

si riconosce pienamente

nelle parole ripetutamente espresse dal Capo dallo Stato (ultimamente nel corso delle celebrazioni dell’8 settembre) e aderisce al suo appello per un “patriottismo costituzionale”

Impegna il Presidente del Municipio

a sollecitare l’amministrazione comunale di Roma, città medaglia d’oro della Resistenza, a costituirsi parte civile nei prossimi processi penali a carico di tutti i violenti che con il proprio operato hanno messo a rischio la sicurezza dei cittadini romani con atti xenofobi, con attentati alla libera manifestazione del pensiero e dei propri orientamenti sessuali attraverso azioni e aggressioni a manifestazioni culturali, spettacoli televisivi, caserme e di organi di polizia dello stato.

Impegna la Giunta e il Presidente del Municipio

a intraprendere ogni utile iniziativa affinché i residenti del XV Municipio e soprattutto i più giovani conoscano le ragioni storiche, culturali e politiche che sono all’origine della Costituzione della Repubblica, quale garanzia di Libertà, Pace e Democrazia.






mercoledì 10 settembre 2008

Il lupo perde il pelo...

La Russa ha detto: "Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell'esercito della Rsi, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia".
A lui rispondiamo che non ci interessa indagare a cosa credevano coloro che combattevano di fatto agli ordini dei comandi tedeschi partecipando a stragi e rappresaglie di tanti civili, donne e bambini, italiani, ma ciò che importa all'Italia tutta è invece che, per dirla con il partigiano De' Lazzari, l'Italia sovrana, democratica, unita e libera, è stata costruita non con il sangue dei vinti, ma con quello dei vincitori, di tanti giovanissimi partigiani e antifascisti che pagarono con la vita la loro opposizione al nazifascismo.

martedì 2 settembre 2008

Non ammazzate due volte Pio La Torre

Il 28 agosto il Sindaco di Comiso Giuseppe Alfano (AN) ha deciso che il locale aeroporto civile, intitolato a Pio La Torre, torni al nome che aveva quando era aeroporto militare, quello del gen. Magliocco, decorato con medaglia d’oro al valor militare dal governo fascista per i meriti acquisiti durante la guerra di Etiopia negli ‘30.
Un'opera di revisionismo e insieme di oblio della memoria di uno dei grandi protagonisti della lotta alla mafia, tra i primissimi a proporre di colpire i patrimoni mafiosi.
L’ANPPIA invita tutti a sottoscrivere la petizione on line "NON CANCELLATE PIO LA TORRE" dell’Associazione Articolo 21.

sabato 12 luglio 2008

La strage di Fossoli

Cinquantaquattro anni fa, il 12 luglio 1944, nel poligono di tiro di Cibeno, frazione a circa 3 km a nord di Carpi, furono trucidati sessantasette internati politici del campo di concentramento di Fossoli, uomini di diversa cultura e provenienza, dai 16 ai 64 anni.

Condotti sul posto in tre gruppi, furono fucilati sull’orlo di una fossa scavata il giorno prima da internati ebrei. A cose finite, la fossa comune fu colmata e mascherata, e il silenzio cadde sul fatto.

Si chiamavano:

  • Achille Andrea
  • Alagna Vincenzo
  • Arosio Enrico
  • Baletti Emilio
  • Balzarini Bruno
  • Barbera Giovanni
  • Bellinp Vincenzo
  • Bertaccini Edo
  • Bertoni Giovanni
  • Biagini Primo
  • Bianchi Carlo
  • Bona Marcello
  • Brenna Ferdinando
  • Broglio Luigi Alberto
  • Caglio Francesco
  • Ten. Carioni Emanuele
  • Carlini Davide
  • Cavallari Brenno
  • Celada Ernesto
  • Ciceri Lino
  • Cocquio Alfonso Marco
  • Colombo Antonio
  • Colombo Bruno
  • Culin Roberto
  • Dal Pozzo Manfredo
  • Dall'Asta Ettore
  • De Grandi Carlo
  • Di Pietro Armando
  • Dolla Enzo
  • Col. Ferrighi Luigi
  • Frigerio Luigi
  • Fugazza Alberto Antonio Fortunato
  • Gambacorti Passerini Antonio
  • Ghelfi Walter
  • Giovanelli Emanuele
  • Guarenti Davide
  • Ingeme Antonio
  • Kulczycki Sas Jerzj
  • Lacerra Felice
  • Lari Pietro
  • Levrino Michele
  • Liberti Bruno
  • Luraghi Luigi
  • Mancini Renato
  • Manzi Antonio
  • Col. Marini Gino
  • Marsilio Nilo
  • Martinelli Arturo
  • Mazzoli Armando
  • Messa Ernesto
  • Minonzio Franco
  • Molari Rino
  • Montini Gino
  • Mormino Pietro
  • Palmero Giuseppe
  • Col. Panceri Ubaldo
  • Pasut Arturo
  • Pompilio Cesare
  • Pozzoli Mario
  • Prina Carlo
  • Renacci Ettore
  • Gen. Robolotti Giuseppe
  • Tassinati Corrado
  • Col. Tirale Napoleone
  • Trebsé Milan
  • Vercesi Galileo
  • Vercesi Luigi

martedì 1 luglio 2008

La maturità e l'educazione civica

Nonostante le gaffes erano interessanti le tracce della prova di italiano di quest’anno: Montale, e poi la Costituzione e la sua attualità, il lavoro tra sicurezza e produttività, lo straniero nell’arte, le conquiste femminili nel Novecento.
Argomenti importanti e vivi, attraverso i quali giudicare davvero la “maturità” degli studenti e non solo le nozioni accumulate.
Dai primi dati relativi alle scelte degli studenti, emerge che la maggior parte (il 31,5%) si è però indirizzata sul tema di ordine generale che riguardava la comunicazione delle emozioni attraverso gli sms e le e-mail, mentre il tema sulla condizione femminile è stato svolto da meno del 5% dei maturandi.
Il 57,3% si è diviso tra il saggio breve sul lavoro e le morti bianche (scelto dai più), sullo sviluppo tecnologico, sulla percezione dello straniero nell’arte e in letteratura e sulla Costituzione.
Se ne può ricavare che bene ha fatto il Presidente della Repubblica, sin dai primi giorni della sua elezione a puntare l’attenzione sullo scandaloso silenzioso delle morti sul lavoro, e che molto resta ancora da fare, visto lo scarso successo suscitato sia dalla Costituzione che dalla condizione femminile, rispetto allo studio della storia, soprattutto recente, e dell’educazione civica.

Ci piacerebbe che qualche giovane ci facesse sapere su questo blog le ragioni della sua scelta

venerdì 27 giugno 2008

Prima "Festa Nazionale dell'ANPI"


Il 20, 21 e 22 giugno, si è svolta al Museo Cervi a Gattatico, la prima Festa Nazionale dell’ANPI, ideata e voluta da antifascisti non partigiani aderenti all’associazione, e realizzata grazie all’impegno loro e del Museo Cervi. In tre giorni più di trentamila persone si sono affacciate all’interno dell’area del museo, seguendo varie iniziative, sia didattiche e informative che culturali. L’inaugurazione, avvenuta venerdì 20, ha visto la partecipazione oltre che del presidente nazionale Tino Casali, e del vicepresidente Ricci, dell’0n. Armando Cossuta. Il sabato e la domenica si sono svolti pure degli incontri-seminari, uno dedicato alla Costituzione, e l’altro al rapporto tra Resistenza, antifascismo e memoria e i nuovi mezzi di comunicazione. Domenica altri due laboratori tematici, il primo sulla funzione educativa che l’ANPI potrà avere in futuro, ed il secondo sulla figura delle donne durante la Resistenza fino ai giorni nostri, che ha visto la partecipazione di Rita Borsellino. Al comizio finale hanno portato il loro saluto di persona anche il segretario nazionale del PD Walter Veltroni e il presidente della regione Puglia Niki Vendola. A corollario della festa nelle tre serate si sono svolti concerti che hanno visto sul palco artisti del calibro dei Gang e Ivana Monti e le Mondine di Novi. Nello spazio adiacente al museo vari piccoli stand delle sezioni ANPI d’Italia, che esponevano le loro pubblicazioni ed altro, e pure uno spazio gestito dall’ANPPIA nazionale.

Vari i saluti e i messaggi di vicinanza a questa manifestazione, inviati da personaggi della politica e dello spettacolo, ma le note positive sono arrivate dalla straordinaria partecipazione della gente, la maggior parte non ha fatto la Resistenza. Questa Festa, più che per la riuscita pratica, ha fatto vedere che la gente chiede maggior impegno da parte dell’ANPI e delle associazione antifasciste più in generale, un impegno a difendere quei valori che la politica di oggi, anche quella di sinistra, spesso dimentica per seguire ideali e pensieri che non sono gli stessi per i quali migliaia di ragazzi sono morti.

mercoledì 11 giugno 2008

Roma Antifascista

una settimana fa, il 4 giugno, ricorreva l'anniversario della Liberazione di Roma.

Qui di seguito abbiamo voluto riportare alcuni stralci di una testimonianza di Cencio Baldazzi, fondatore degli Arditi del Popolo, antifascista, condannato dal Tribunale Speciale e più volte confinato. Si riferisce ai fatti del novembre 1921, cinque giorni di sanguinosi scontri tra gli antifascisti romani e le camicie nere che volevano tenere nella Capitale il proprio Congresso.

Sono i primi vagiti di quella Roma popolare e antifascista che molti anni dopo e indicibili sofferenze diverrà Città Medaglia d'Oro della Resistenza

"Farinacci dichiara pubblicamente il proposito di realizzare a Roma il I Congresso dei Fasci di Combattimento per trasformarli in Partito politico Congresso, minacciando rappresaglie in caso di opposizione.

Gli esponenti dei partiti antifascisti si riuniscono presso la Camera del Lavoro, in via della Croce Bianca, decidendo di proclamare lo sciopero generale, qualora le Autorità autorizzassero l’uso del Teatro Augusteo per il Congresso fascista, come era stato preannunciato.

Il Questore Valenti invitò le formazioni antifasciste a desistere da ogni opposizione, assicurando che i fascisti non avrebbero turbato l’ordine pubblico, ma confermando, tuttavia, che il Congresso era stato autorizzato dal Governo. Risposi che, comunque, noi non avremmo tollerato né violenze, nè sopraffazioni.

Il Direttorio Nazionale degli “Arditi del Popolo”, rappresentato da me e da Argo Secondari, assunse subito il comando delle operazioni di difesa contro le previste e prevedibili sopraffazioni fasciste. Ottenemmo l’immediata adesione del Comitato di Difesa proletaria presieduto da Eolo Varagnoli e da Sottovia; del Dipartimento dei ferrovieri di Roma con alla testa Cesare Massini, Borghese, Altieri, Olmeda; del sindacato ferrovieri con Castrucci, Giusti, Sbrana, Mosca; dell’Unione Emancipatrice con i suoi dirigenti: Cinciarelli e Ricci. Si unirono a noi le associazioni di categoria: i fornaciai con Benci, Giuliani, Luchetti, Moro, Mercanti e Di Giacomo; i metallurgici con Preziosi, Molinari, Diotallevi; i panettieri ed alfine tutti i sindacati operai aderenti alla Camera del Lavoro. Nel frattempo i fascisti cominciarono ad arrivare a Roma e, secondo il loro costume, molestavano pacifici cittadini provocando legittime reazioni..

In considerazione dell’aggravarsi della situazione, procedemmo al collegamento con i vari comandanti di zona: Mannarelli di Porta Pia, Gentilezza di San Lorenzo, Bifarni di Testaccio, Mastro Santi di Trastevere. L’azione di resistenza e di contrattacco contro le spavalde squadre fasciste fu violentissima. Ad essa parteciparono spontaneamente gruppi di popolani.,.

Il Comitato di Difesa Proletaria, in stretta collaborazione con il Direttivo Nazionale degli “Arditi del Popolo”, rappresentato da Argo Secondari e da me, decidono di sedere in permanenza per poter fronteggiare adeguatamente la battaglia in corso che durerà cinque giorni e cinque notti. Alla fine del quinto giorno il bilancio era il seguente: 7 morti e circa 200 feriti. Ben maggiori erano però le perdite dei nostri avversari i quali si videro costretti a barricarsi nel Teatro Augusteo e a chiedere ospitalità a caserme e case private, che raggiungevano nascondendo la camicia nera sotto i soprabiti.

Il Governo tentò i primi approcci per porre termine alle ostilità.

Noi, a nostra volta, decidiamo di riunirci per deliberare sull’atteggiamento più opportuno che sarà il seguente: lo sciopero generale cesserà quando l’ultimo fascista avrà lasciato Roma!

Il momento certamente critico e degno di riflessione da parte di tutte le parti politiche. Ovunque sono sbarramenti di Polizia. Autoblinde e guardie regie ostacolano la libera circolazione dei cittadini. Ma finalmente il clima si distende. Nella Camera del Lavoro stiamo esaminando l’opportunità di ordinare il cessate il fuoco, quando dal quartiere Trionfale mi avvertono che là si combatte ancora. Con Piccioni, Poce e Bancia mi precipito nella zona, utilizzando una macchina della polizia - la sola autorizzata a circolare. - Al Commissariato di quartiere prendo accordi sulle modalità della cessazione delle ostilità. I fornaciai, prevalenti nella lotta del quartiere, guidati da Giuliani, Di Giacomo, Moro, Mercanti, Lorenzetti, Di Pietro, Banci, erano riluttanti a desistere dal combattimento

Il mio intervento valse a persuaderli e ad accettare la chiusura dello sciopero e ad assumere l’impegno di riprendere il lavoro.

Nel frattempo le Autorità, preoccupate della presenza numerosa dei fornaciai, fecero circolare un’autoblinda a scopo intimidatorio.

Un buontempone del quartiere la colpì con un bastone esclamando:

“ma dov’ai con questa caffettiera?” - provocando uno scoppio di ilarità da parte dei numerosi cittadini presenti. Le Autorità, considerato offeso il loro prestigio, ordinarono una scarica di mitra a salve. Tutt’altro che impressio­nati i nostri compagni risposero dalle finestre a colpi di fucile e di pistola, riversando masserizie sulla strada per bloccare l’autoblinda. Ristabilita la calma nel quartiere Trionfale, il Comitato d’Azione - riunito alla Casa del Popolo - mi autorizzò a comunicare ufficialmente la cessazione delle ostilita. A questo punto i compagni Faedda, Troia, Santella, Mucci, assumono la responsabilità di organizzare il corteo funebre per onorare i compagni caduti. Malgrado i ripetuti divieti delle Autorità, il corteo si svolge da San Giovanni in Laterano attraverso il Colosseo, via Cavour, Stazione Termini, superando tutti gli sbarramenti predisposti dalla polizia. E’ doveroso ricordare che con gli operai e gli artigiani parteciparono alla grandiosa battaglia popolare contro il fascismo numerosi intellettuali d’ogni tendenza politica.

Mentre i fascisti sono costretti ad abbandonare Roma, incalzati dai nostri al comando del compagno Aldo Eluisi - Medaglia d’Oro della Resi­stenza, vittima delle Fosse Ardeatine - e dall’intrepido compagno Gallinella - che finirà i suoi giorni nel campo di sterminio nazista di Mathausen - io sono schierato con numerose forze fra il Ponte Margherita e il Lungotevere. La cavalleria delle “guardie regie” sbarra piazza Zanardelli per ostacolare il congiungimento delle formazioni degli “Arditi del popolo” divise fra loro. Improvvisamente Eluisi lancia un petardo che cade vicino al cordone della cavalleria provocando un fuggi fuggi generale di cavalli e cavalieri. Operato così il collegamento potemmo facilmente superare lo sbarramento delle forze dell’ordine consentendoci di raggiungere i fascisti e tempestarli di botte".

mercoledì 28 maggio 2008

A CHI GIOVA L'IMBARBARIMENTO DEL PAESE?

A Roma, al Pigneto, non è stata una aggressione di matrice politica, dice il governo, dice il comune, dice il sindaco, dicono i giornali – lo dicono tutti, eccetto l’evidenza. L’evidenza è che se uno viene borseggiato (o afferma di essere stato borseggiato) di solito – di solito – non va dal presunto ladro con una sciarpa (alcuni dicono un passamontagna) in faccia, avesse questao no la croce uncinata sopra, e una spranga in mano, e una decina di amici con passamontagna sulla faccia e spranghe in mano; di solito va dai carabinieri. Di solito non distrugge un negozio e varie vetrine. Lo scopo del raid era di distruggere e di spargere paura. Il furto, se c’è stato, e possiamo anche supporre che ci sia stato, ha semplicemente scatenato una violenza a lungo sopita e, purtroppo, a lungo fomentata.

Il raid non è un episodio isolato. Il massacro del giovane di Verona, gli incendi del campo rom a Ponticelli, l’assalto alle caserme e contro le forze dell’ordine da parte degli ultras a Roma, l‘aggressione al conduttore di radio Dee gay, l’aggressione alla Sapienza, sempre a Roma, contro gli studenti che protestavano contro la conferenza sulle foibe, hanno tutta l’aria di essere un mosaico organizzato, una strategia pianificata. Quanti hanno colto l’analogia con gli anni (non sono poi tanto lontani) che hanno preceduto l’insorgere del fascismo? Di più: i simboli a cui questa nuova violenza si richiama non sono quelli abbastanza familiari del fascio: no, sono quelli ben più violenti e spaventosi del nazismo, sono la croce uncinata e l’aquila hitleriana. Si rendono conto, questi ragazzi, di che cosa significano questi simboli?

A ben ragione il Partito Democratico e la Sinistra tutta sono preoccupati. Ma preoccupati devono essere anche quanti, pur avendo votato per la destra, non si riconoscono in questo nuovo squadrismo; e preoccupata deve essere anche la stessa chiesa cattolica, che non può accettare di correre il rischio di farsi strumentalizzare dalla destra nella lotta al diverso.

E, infine, sono preoccupati quanti, nella destra, dopo avere chiesto a gran voce tolleranza zero verso gli immigrati e verso i diversi (per religione, per colore di pelle, per abitudini sessuali), si trovano ora di fronte, come l’apprendista stregone, ad una reazione che troppo tardi temono – o si accorgono -- di non poter più controllare.

Il nostro allarme di antifascisti è profondo, e chiede il coinvolgimento di tutte le forze politiche e sociali del nostro Paese.

P.S. Che cosa dice la chiesa di fronte al dramma di quel padre che a Palermo ha accoltellato il figlio perché omosessuale? Possiamo augurarci che il discorso di Monsignor Bagnasco, nuovo presidente della CEI, incentrato sui problemi reali del Paese e non sulla demonizzazione del diverso, inauguri un reale cambiamento nella politica finora perseguita da Sua Eminenza Camillo Ruini?

Giulio Spallone

(Presidente nazionale ANPPIA)

mercoledì 14 maggio 2008

Incontro all'Università "La Sapienza" di Roma

Roma 15-16 maggio:


INCONTRO-SEMINARIO


L'ORDINAMENTO COSTITUZIONALE DALL'ITALIA LIBERALE ALLA REPUBBLICA

Seminario organizzato dall'Anppia (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) in collaborazione con la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Roma
La Sapienza.

Con il Patrocinio della Presidenza della Regione Lazio e della Presidenza della Provincia di Roma

UNIVERSITA' DEGLI STUDI La Sapienza -

FACOLTA' DI GIURISPRUDENZA - SALA CALASSO

Programma

15 MAGGIO - Prima Sessione - ore 10

Presentano
Prof. Carlo Angelici,
Preside della Facoltà di Giurisprudenza

On Gino Settimi, Presidente dell'ANPPIA Provinciale di Roma

Interviene
Prof. Mario Caravale,
Ordinario di Storia del Diritto Italiano
Lo Statuto Albertino

Dibattito

15 MAGGIO - Seconda Sessione - ore 15:30

Presenta
Sen. Giuliano Vassalli,
Presidente Emerito della Corte Costituzionale

Interviene
Prof. Paolo Alvazzi del Frate,
Ordinario di Storia del Diritto Pubblico
L'Ordinamento costituzionale nel periodo fascista

Coordina le sessioni
Prof. Giuliano Crifò,
Ordinario di Storia del Diritto Romano

16 MAGGIO - Terza Sessione - ore 10

Presentano
On. Oscar Luigi Scalfaro,
Presidente Emerito della Repubblica
On. Giulio Spallone,
Presidente dell'ANPPIA Nazionale

Interviene
Prof. Augusto Cerri,
Ordinario di Diritto Costituzionale
La costituzione nell'esperienza repubblicana

Coordina la sessione
Prof. Giuliano Crifò,
Ordinario di Storia del Diritto Romano

Informazioni
ANPPIA NAZIONALE tel.066869415 mail: info@anppia.it
ANPPIA PROVINCIALE tel.066896959 ROMA mail: anppiaroma@gmail.com

venerdì 11 aprile 2008

Il film-documentario “Nazirock” indaga sul fenomeno del neofascismo in Italia.

La destra radicale in Italia può raggiungere il mezzo milione di voti e diventare determinante, in un quadro politico in cui ne bastano 25.000 a decidere chi governerà il Paese. Per questo viene sdoganata. Il giornalista Claudio Lazzari presenta il suo documentario “Nazirock”, un indagine dentro il mondo giovanile dell’estrema destra italiana. Una prospettiva a tratti inquietante di come il movimento culturale e politico di queste frange sia in fase di espansione, soprattutto tra i giovanissimi delle periferie degradate delle grandi città. Un filo invisibile che unisce Roma a Milano, Bologna al Veneto. Anche in zone di forte tradizione democratica ed antifascista l’aumento del proselitismo di gruppi come Forza Nuova deve far riflettere chi tra le istituzioni ha a cuore l’identità democratica di questo paese. Il documentario usa come vettore di questa ricerca il movimento musicale che l’estrema destra sponsorizza e utilizza nei raduni, regolarmente autorizzati dai comuni ospitanti, per lanciare i suoi messaggi. Messaggi che dal documentario appaiono fin troppo chiari: esaltazione del regime fascista e di quello nazista, antisemitismo, razzismo verso gli immigrati, ai quali si aggiunge un richiamo ai valori di patria e di identità nazionale. A fare da leva verso le situazioni sociali più disagiate sono le battaglie per la casa, per un mutuo sociale, per una più equa distribuzione della ricchezza, specchi per le allodole ma fino ad un certo punto. L’abbandono e la povertà, sia economica che culturale, di una sempre più ampia fascia della popolazione, colpisce soprattutto i più giovani, che si riconoscono negli slogan e nei messaggi violenti e populisti che i gruppi neo nati gridano (perché non cantano) nelle loro canzoni.
Il documentario è stato rifiutato al Politecnico Fandango a Roma ed a Milano in un’altra sala, perché i proprietari di questi due cinema hanno subito minacce da FN, e non se la sono sentita di proiettare il film. Lo stesso autore Claudio Lazzari nel sito da lui creato per la promozione del film, www.nazirock.it, denuncia le aggressioni verbali e le minacce che ha subito in questi mesi.
Il 25 aprile il film sarà proiettato alla Casa della Memoria a Trastevere, dove l’ANPI romana, l’ANPPIA e l’ANED non escludono di far partire una denuncia contro gli organizzatori di questi eventi per apologia del fascismo. Un’azione formale, ma che ha un significato ben preciso: non si può stare a guardare ed osservare inermi lo sviluppo di queste realtà. Le istituzioni dovrebbero smettere di far finta di non vedere.
Proprio poche settimane fa, il 22 marzo, a Montecchio Maggiore in provincia di Vicenza c’è stato un raduno internazionale di bande Neonaziste, raduno organizzato dal “Veneto Fronte Skinhead”, gruppo fondato nel 1986, alla quale hanno partecipato diversi gruppi nazirock provenienti da paesi stranieri, quali Belgio, Inghilterra, Spagna e Germania. In un’ottica allargata, l’espansione di questo movimento ha carattere europeo, e non è un problema solo italiano. In sede comunitaria bisognerà discutere sulle misure da tenere. Non è realistico nè auspicabile che questi gruppi che ispirano odio e violenza abbiano vita facile nel crescere ed espandersi.

Nazirock, di Claudio Lazzari, Feltrinelli 2008,

(Durata:75 min. Supporto: Digibeta o DVD)

martedì 8 aprile 2008

Celebrato a Pisticci il 60° anniversario della Costituzione



"L'Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione italiana come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore".

È il principio fondamentale pronunciato dal presidente dell’Assemblea Costituente, Umberto Terracini, che a Pisticci, dove era stato internato per antifascismo, aveva potuto consolidare quei sentimenti di democrazia e libertà che poi avrebbe trasmesso alla nostra Carta Costituzionale, i cui indirizzi fondamentali furono oggetto di ampia riflessione all’interno di quella cellula segreta che egli aveva organizzato nella colonia di confino.

Pisticci è quindi legata in un certo senso ai caratteri originari della Costituzione, un aspetto inedito questo, più volte ribadito nel corso dei lavori del convegno-dibattito sul 60° anniversario della Costituzione Italiana che si è svolto nell’auditorium del Liceo Classico, promosso dalla Uniti Tre, rappresentata da Michele Sisto e Domenico Miolla, con il patrocinio del Comune, rappresentato dal sindaco Michele Leone, e la collaborazione dell’Anppia e l’istituto “G. Fortunato”, con il prezioso supporto del coordinamento dell'avv. Giovanni D’Onofrio. È una Costituzione che comunque va rispettata ed applicata, come ha ricordato Domenico Giannace, e che può e deve essere conosciuta in maniera più approfondita, secondo l’on. Nicola Cataldo, perché ha il merito di chiarire con poche e semplici parole profondi concetti storici, sociali e giuridici, frutto di incontro, e talvolta scontro, di culture diverse.

Il sen. Giampaolo D’Andrea ha invece ricostruito il clima storico e politico in cui maturò la Costituzione, quale legge fondamentale dello Stato, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, promulgata dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947 e pubblicata nella edizione straordinaria della Gazzetta Ufficiale del 27 dicembre 1947 poi entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Quella di far votare per la prima volta con suffragio universale è stata, secondo D’Andrea, una scelta storica e rivoluzionaria, come pure l’introduzione di caratteri nuovi per non ripetere gli errori del passato, tra cui quelli dello Statuto Albertino, le cui debolezze avevano consentito al Fascismo di impossessarsi del potere.

Nella sue conclusioni, l’on. Giulio Spallone, presidente nazionale Anppia, ha ripercorso le vicende travagliate della sua intensa attività antifascista che gli costò diciassette anni di carcere e poi quella di partigiano in quella Resistenza che riuscì a dare all’Italia un governo unitario già prima dell’intervento delle forze alleate. Molto eloquente, a tal proposito, la nota lettera di Piero Calamandrei: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la Costituzione andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

Giuseppe Coniglio

(dal giornale locale La Spiga del 19.3.1008)

Brevi cenni storici sulla Colonia di Pisticci:

La Colonia Confinaria di Pisticci nacque nel 1938 quale esempio unico nel suo genere, voluto dal regime fascista per dare una dimostrazione di forza e nello stesso tempo di efficienza nel perseguimento di un obiettivo fondamentale, quello di realizzare una importante opera pubblica, socialmente utile, e cioè la bonifica di una grande estensione di terreno abbandonato ed incolto, in una vasta area ancora caratterizzata da malaria, miseria e povertà. Bonificare, dunque nel contempo persone e territorio.
Il domicilio coatto ed il conseguente confino, provvedimenti di pubblica sicurezza già in vigore in epoca anteriore, furono nuovamente adottati a carico di persone ritenute pericolose sia a livello sociale che morale e politico.
Il centro di Pisticci, e subito dopo, la sua Colonia di Bosco Salice ospitarono deportati che venivano da ogni parte d'Italia, soprattutto dalle regioni del nord, e per lo più contadini, muratori, falegnami, fabbri, artigiani, di cui la borgata necessitava per poter decollare, sopravvivere e svilupparsi. Tra le due vicine località vi fu sempre un continuo scambio di confinati. Molti furono confinati perché ritenuti sovversivi, per lo più comunque si trattava di personaggi umili, talvolta confinati per motivi inesistenti o banali, col pretesto generico di attività antifascista. Altri per appartenenza a minoranze religiose, per aver offeso il Duce, per astensione dal lavoro, ascolto di radio straniere, per aver cantato bandiera rossa. Rilevante fu il numero dei puniti per scritte murali, volantinaggio, pubblicazione e diffusione di stampa sovversiva e corrispondenza antifascista.

Dei confinati della colonia di Pisticci si conservano nell'Archivio di Matera oltre 1700 fascicoli, dei quali 1672 appartenenti ad "internati" e "politici". Quanti col trascorrere dei mesi, non dimostravano di essere adatti ai lavori dei campi e della bonifica oppure evidenziavano cattive condizioni di salute erano immediatamente trasferiti, poiché il regime aveva urgente bisogno di portare a termine le opere programmate.

Per la sua particolare posizione Pisticci, come altri centri del materano, fu individuata quale sede di confino di polizia, inizialmente per internati comuni ed in seguito per gli oppositori del regime fascista.

Il capo della polizia Arturo Bocchini, che era stato tra i principali promotori della costituzione nel 1927 dell'Ovra, fu incaricato di ispezionare in lungo e in largo varie località e regioni italiane in grado di ospitare le colonie confinarie per antifascisti, sovversivi ed internati comunisti. I suoi collaboratori gli avevano consigliato di privilegiare in maniera particolare le aree più interne e quei centri impervi ed isolati, difficilmente raggiungibili, distanti da Roma, dove i nemici del regime non avrebbero avuto possibilità di movimenti, di azione e di pensiero. La prefettura di Matera sconsigliò l'area di Pisticci, per i problemi di sovraffollamento, ma Bocchini ritenne che nella zona si potesse dar vita ad una "Colonia Agricola", nei pressi di Borgo Salice..
Si diede così avvio nel 1938 alla costruzione e ristrutturazione dell'area, e i lavori di bonifica ed agricoli impegnarono al luglio del 1940 quasi 500 confinati. Nel 1943 arrivarono ad essere più di 800. (I dati in nostro possesso danno oltre i 1500 confinati)
Quella di Pisticci non fu comunque solo colonia di lavoro, ma anche di passaggio, con continui e ripetuti trasferimenti da e per altre sedi confinarie, soprattutto Ventotene e Colobraro.
Non conseguì certamente il risultato tanto atteso dal regime quella struttura di Pisticci, nata soprattutto come "sperimentazione sociale di rieducazione" destinata agli oppositori del fascismo. Anzi fu proprio nella colonia confinaria, come anche nelle altre, che gli avversari più tenaci ed attivi poterono rafforzare la loro avversione al regime.
Con l'arrivo degli anglo-americani nel 1942 i confinati politici vengono trasferiti nella colonia di Castel di Guido, nei pressi di Roma. Rimangono i lavoranti, anche dopo l'arrivo degli alleati.
Giuseppe Gaddi, Carlo Porta, Vladimiro Diodati, Loris Pescarolo, dirigenti nazionali dell'ANPPIA negli anni passati, confinati tutti a Pisticci.
Nel 1986 l'ANPPIA ha organizzato una manifestazione a Pisticci, in memoria della Colonia, con la presenza di Adriano Dal Pont e Mario Mammucari.

giovedì 13 marzo 2008

LA COSTITUZIONE VA ATTUATA E NON GETTATA VIA

Da più parti, in questi giorni, si manifestano intenzioni di dar vita a un’Assemblea Costituente, o di modificare la Costituzione in modo tale da stravolgerne l’impianto e la natura parlamentare della Repubblica nata dalla Resistenza.

Come Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti esprimiamo con forza la nostra più netta e totale contrarietà e l’estrema apprensione di fronte a proposte di questo tipo che hanno come presupposto il superamento e la negazione della Costituzione attuale e dei valori che ne sono il fondamento.
I necessari aggiornamenti dunque devono collocarsi nell’alveo della Costituzione del 1948, rispettarne lo spirito e gli ideali e seguire la strada dell’art. 138.
Ogni altra soluzione equivale alla volontà di gettare la Costituzione nel cestino.
E contro questa evenienza ci batteremo sempre e senza tregua.
Invitiamo quindi tutti i cittadini, alle prossime elezioni politiche, a sostenere solo quelle forze che si impegnino con chiarezza su questi punti.
E chiediamo ai giovani di fare propria la battaglia per la piena attuazione della Carta Costituzionale, unica garanzia del loro futuro e dello sviluppo civile e sociale dell’Italia.

ANPPIA
contattaci: info@anppia.it