martedì 26 gennaio 2010

LA GRANDE MEMORIA

Oggi il mondo ricorderà. Il più triste dei ricordi è quello della Shoah, la tragedia simbolo della violenza su un popolo innocente. Ieri, in una scuola nella quale la ricordavo agli studenti, un’alunna, guardando un filmato su Auschwizt, è stata colta da un pianto irrefrenabile. Anche i giovani hanno un cuore sensibile.
Sono passati oltre sessant’anni da quell’avvenimento e non esiste possibilità di negazione ne validità di revisione. Ai tempi dell’accaduto molti furono coloro che sapendo furono indifferenti o fecero finta di non sapere e molti Stati in guerra non reagirono a quegli orrori indicibili. Anche il Papa del tempo non fece suonare per protesta tutte le campane delle Chiese di Roma per far sentire al mondo il proprio sdegno ma scelse la via di un silenzio che giustamente gli ebrei non possono perdonare.
Molti degli scampati dai luoghi di sterminio non vogliono parlare ma il dolore indelebile si vede nei loro occhi. Uno di questi, sollecitato da me a dire qualcosa, si scoprì il braccio e mi disse “Vede questo numero,
è inferiore di uno a quello di mio padre e maggiore di uno rispetto a quello di mio fratello. Questi due numeri non esistono più. Sono volati su dal camino”. E’ per questo che non si può non voler bene agli ebrei che hanno sofferto per noi.
Desidero ricordare in questo sereno giorno di purificazione morale anche gli avversari del nazifascismo che morirono nei lager, nelle carceri, al confino, in esilio e sulle montagne. Essi avevano scelto una lotta per la libertà quasi impossibile. Si erano dedicati di fatto alla morte e non l’avevano subita come gli ebrei. La violenza li ha accomunati.
Tutto dobbiamo a quello che eravamo. Chi non ha radici e tradizioni nella difficile società di oggi
sarà leggero nel vento che verrà.

Guido Albertelli

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