lunedì 15 giugno 2009

Oh quante belle ronde madama Doré!

Grande eco sulla stampa (e giustamente) hanno avuto nei giorni scorsi le cosiddette “Ronde nere”, le ronde della «Guardia nazionale italiana», volute dal Movimento sociale italiano - Destra italiana, e in particolare dal suo fondatore Gaetano Saya, rinviato a giudizio nel 2004 per propaganda di idee fondate sulla superiorità e l'odio razziale, diffuse attraverso il sito Destranazionale.org.
Si tratterebbe diLe ronde 2.100 volontari in tutta Italia, concentrati soprattutto in Piemonte, Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia, pronti, non appena sarà in vigore il disegno di legge sulla sicurezza approvato dal Parlamento, a pattugliare le strade 24 ore su 24, affiancando le “ronde padane”.
Ciò che ha colpito di più l’opinione pubblica, e che ha costretto il Ministro dell’Interno (dopo alcuni tentennamenti) e quello della Difesa a prendere le distanze, è stata l’ostentazione di simboli fascisti: camicia grigia con cinturone e spallaccio neri, cravatta nera, pantaloni grigi con banda nera laterale, basco o kepì grigio con il simbolo dell'aquila imperiale romana, anfibi neri e guanti di pelle: una sorta di rivisitazione della divisa delle SS.
Per questa ragione la Procura di Milano ha disposto un'indagine, tramite la Digos, per possibile violazione della legge del 1952 sull'apologia di fascismo.
E probabilmente proprio questa ostentazione forzata farà sì che queste ronde, per fortuna, non saranno mai ufficialmente autorizzate.
Due riflessioni però restano. In primo luogo colpisce l’arroganza di questi movimenti che non esitano ad esibire simboli e filiazioni che la cosiddetta (e vituperata) Prima Repubblica aveva messo al bando.
In secondo luogo preoccupa il fatto che, probabilmente, se non vi fosse stato l’apparato folcloristico delle divise, le ronde nere non avrebbero avuto tutta questa visibilità sulla stampa, non avrebbero scatenato tante reazioni di scandalo e magari, sotto silenzio, si sarebbero fatte con buona pace (e forse con un tacito “lasciar fare” in nome della “Sicurezza”) dell’opinione pubblica, anche di parte di quella che si riconosce nei Partiti di opposizione.
In questo contesto particolarmente rilevanti appaiono le parole del segretario del SIULP (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia) Felice Romano, che prende nettamente le distanze dalle “ronde”, di qualsiasi colore, e da chi le propone e le difende: “Se emergono iniziative come quella delle ronde nere a Milano, ciò è addebitabile «al clima possibilista creato e fortemente voluto da questo governo. Forse ha ragione il Sottosegretario all'Interno Mantovano, al quale fa eco lo stesso Ministro Maroni, nel dire che iniziative come 'le ronde nere di Milano saranno impossibili una volta approvato il disegno di legge sulla sicurezza. Ma se qualcuno a Milano ha pensato di rimettere le classiche divise fasciste addosso a qualche centinaio di ben piazzati bamboccioni, e di partire per la crociata al grido di 'domine dirige nos', questo è senz'altro addebitabile al clima 'possibilista' creato e fortemente voluto da questo Governo. Ed invece - prosegue Romano - il Siulp le ronde non le vuole e comincia ad avere qualche serio dubbio sul fatto che un ministro dell'Interno, sia pure in escursione da weekend, possa fomentare, con parole e con fatti, un clima 'possibilista' sulle ronde”.

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