martedì 16 giugno 2009

I VARI VOLTI DEL REFERENDUM

Che fare al referendum del 21 giugno? Votare si, votare no, astenersi?
Si pensa che su questi quesiti, le cui risposte possono provocare soluzioni politiche diverse, alcuni partiti non possano dare indicazioni precise e quindi il simpatizzante potrà o non andare a votare o votare secondo coscienza.
Queste le alternative possibili:
1) non si raggiunge il quorum e tutto rimane come prima. Ossia resta in vigore la legge elettorale attuale, il cosiddetto “ porcellum”, che dà alla coalizione vincente un premio di maggioranza.
2) si raggiunge il quorum di votanti e vince il NO. Tutto resta come prima.
3) vince il SI. Entra in vigore una legge elettorale che tiene conto delle modifiche del referendum approvato. La modifica più significativa è quella che destina il premio di maggioranza al partito che ha avuto il maggior numero di voti e non più alla coalizione.
Cosa può succedere in quest’ultima eventualità (vittoria del SI)?
a) Il Partito della Libertà, quindi Berlusconi, continua a governare per tutta la legislatura insieme alla Lega fino alle prossime elezioni
b) Il PdL vuole nuove elezioni con la nuova legge. La soluzione è poco probabile perché la Lega verrebbe ridotta a forza di appoggio o , cosa più rara, di opposizione. Sembra quasi certo che, data la forza ottenuta nella tornata del 7 giugno dalla Lega, si sia realizzato un accordo per mantenere l’attuale governo fino alla scadenza naturale.
c) Bisogna esaminare un’altra eventualità. La Corte Costituzionale esamina la legge entrata in vigore con l’approvazione del Referendum e, come prevede il documento dell’Associazione “Salviamo la Costituzione”, dichiara la sua incostituzionalità in punti significativi determinando la necessità di una modifica e quindi l’inapplicabilità immediata.

Ragionando con pragmatismo sia nel caso della mancanza del quorum, sia della vittoria del NO, sia della vittoria del SI, si può ipotizzare che il fatto più probabile, in condizioni di normalità, è la fine regolare dell’attuale legislatura nel 2013.
Se sarà così saranno passati quattro anni da oggi. Un periodo che si prevede non facile per il governo e per Berlusconi che continuerà ad essere soggetto a tutti gli attacchi possibili, a dover realizzare tutte le promesse fatte, a gestire il terremoto, ad iniziare un cambiamento strutturale nella distribuzione delle risorse tra le classi sociali, a tentare di varare riforme anche istituzionali molto difficili e al crescere dei propri anni.
Il Pd avrà la possibilità di consolidarsi nell’identità, nell’organizzazione, nella dirigenza e nei rapporti con l’Italia dei Valori e con i sindacati. I partiti di sinistra non potranno, dopo elezioni europee nelle quali non hanno superato la soglia minima, che confluire, nelle prossime elezioni politiche, per non morire di perdità di rappresentività, in una coalizione (se non passa il referendum) o in un partito unico del centrosinistra che dovrà però definire una nuova identità tenendo conto delle loro culture e dovrà presentarsi alla sfida, anche perdendo delle frangie sulla sua destra, con un programma molto più riformista, solidale, avanzato e più vicino alla gente.
I precedenti ci dicono che il tempo politico spesso favorisce il cambiamento rispetto al governo in carica.

In definitiva l’elettore di centro sinistra che vota SI, in linea con le indicazioni dei promotori del Referendum, fa un voto di speranza audace.
Chi si astiene, non ritirando la scheda del Referendum, o vota NO considerando che sono profondamente cambiate le situazioni politiche del tempo nel quale fu impostato, esprime un comportamento di legittima difesa.

Guido Albertelli

Nessun commento: