I miei sentiti ringraziamenti al coordinatore prof. Cerri, ai valenti relatori, all’organizzazione e a tutti gli intervenuti (ho visto molti amici venuti da lontano ed a loro sono grato).
Lo scopo delle Associazioni che hanno voluto questo convegno è stato raggiunto.
La trasmissione della memoria è utile quando serve oggi alla difesa delle regole democratiche e dei valori radicati nel tempo. Queste regole sono nate nel primo dopoguerra anche per i sacrifici di chi ha combattuto contro le dittature o ha sofferto delle loro violenze o è morto innocente in una guerra spesso dimenticata.
Gli oppositori antifascisti, e gli analoghi in Francia e in Germania durante i regimi illiberali scrissero libri, riviste, periodici, tutti clandestini, dove condannavano la soppressione dei diritti dei cittadini come il libero pensiero, la libertà di stampa, l’esistenza di partiti e sindacati, l’uguaglianza di tutte le razze e in Italia affermavano l’inadeguatezza dello Statuto.
Così la Costituzione rappresentò anche il testamento spirituale di chi lottò perché potesse essere costruita.
Ed è per questo che abbiamo favorito un dibattito sui suoi contenuti e il Suo spirito in confronto a quelli delle altre nazioni europee.
Esponenti della cultura più elevata nel mondo della scuola, quella universitaria, sono intervenuti oggi a testimoniare la validità e l’importanza di Leggi fondamentali che rappresentano i vangeli laici delle democrazie, pur nelle differenze esistenti.
Se oggi la maggioranza del popolo italiano, in momenti difficili come quello in cui viviamo, crede in un riferimento che garantisca la protezione dei diritti di ogni suo componente, fa suo un libretto che, si può dire, rappresenta una sacralità comune.
Per questo prima di accettare un aggiornamento, sia pure strettamente necessario, della seconda parte della Costituzione, il cittadino esige che la forza che lo propone sia esempio di rispetto per le istituzioni, si ispiri ad un interesse superiore e punti a raccogliere un ampio consenso delle parti politiche tenendo conto delle evoluzioni politico-istituzionali europee.
Assistiamo invece allo scontro di due ideologie diverse, quello in atto trai partiti.
Una parte, a cultura liberal populista, ritiene superate alcune regole democratiche in quanto il tempo e l’evoluzione della società civile le ha rese obsolete anche in riferimento alla funzionalità del governare efficacemente senza essere ingessati da lacci formali.
L’altra, lasciatemelo dire, a cultura riformista conservatrice, difende la Costituzione esistente perché espressione della tradizione democratica, la considera un baluardo contro governi indipendenti da controlli, una difesa contro l’indebolimento del ruolo del Parlamento e contro la possibile influenza di poteri forti esterni.
Nel confuso momento che attraversa il Paese non si può cambiare la Costituzione e penso che questo non avverrà perché è esistita sempre una minoranza di cittadini, che interpreta spesso la coscienza della maggioranza silenziosa, che si batte per un ideale e non per interesse, non dimentica il passato nobile, non si ritira davanti al più forte e non si chiude in se stessa. Spesso perde le battaglie ma non l’impegno a proseguire.
Le nostre Associazioni sono sempre da questa parte.
Guido Albertelli
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