mercoledì 24 giugno 2009

E’ morto Maurizio Valenzi.

Si è spento all’età di 99 anni a Napoli Maurizio Moisè Valenzi.
Nato a Tunisi il 16-11-1909, avrebbe compiuto tra poco 100 anni, iniziò la sua vita da antifascista già all’inizio degli anni Trenta, quando entrò in contatto con gli esuli politici italiani che si erano rifugiati nella città africana. Emigrato a Parigi, divenne redattore della Voce degli Italiani, e dell’Italiano di Tunisi.
Arrestato nel 1941, quale animatore di un vasto schieramento antifascista e condannato dal Tribunale marittimo di Biserta ai lavori forzati a vita, fu liberato in Algeria nel 1943 dagli alleati dove si trovava prigioniero. Raggiunse Napoli nel 1944, li rimase per il resto della sua vita, diventandone pure negli anni Settanta il sindaco per otto anni, uno dei sindaci più amati della città partenopea. Esponente di spicco dell’antifascismo italiano e del Partito Comunista, rimase sempre un personaggio eccentrico e colto. Pittore di professione, non smise mai di praticare l’arte, amore che maturò nella Parigi degli anni Trenta, dove conobbe Brancusi, Picasso e altri grandi artisti contemporanei. Che la terra ti sia lieve.

martedì 16 giugno 2009

I VARI VOLTI DEL REFERENDUM

Che fare al referendum del 21 giugno? Votare si, votare no, astenersi?
Si pensa che su questi quesiti, le cui risposte possono provocare soluzioni politiche diverse, alcuni partiti non possano dare indicazioni precise e quindi il simpatizzante potrà o non andare a votare o votare secondo coscienza.
Queste le alternative possibili:
1) non si raggiunge il quorum e tutto rimane come prima. Ossia resta in vigore la legge elettorale attuale, il cosiddetto “ porcellum”, che dà alla coalizione vincente un premio di maggioranza.
2) si raggiunge il quorum di votanti e vince il NO. Tutto resta come prima.
3) vince il SI. Entra in vigore una legge elettorale che tiene conto delle modifiche del referendum approvato. La modifica più significativa è quella che destina il premio di maggioranza al partito che ha avuto il maggior numero di voti e non più alla coalizione.
Cosa può succedere in quest’ultima eventualità (vittoria del SI)?
a) Il Partito della Libertà, quindi Berlusconi, continua a governare per tutta la legislatura insieme alla Lega fino alle prossime elezioni
b) Il PdL vuole nuove elezioni con la nuova legge. La soluzione è poco probabile perché la Lega verrebbe ridotta a forza di appoggio o , cosa più rara, di opposizione. Sembra quasi certo che, data la forza ottenuta nella tornata del 7 giugno dalla Lega, si sia realizzato un accordo per mantenere l’attuale governo fino alla scadenza naturale.
c) Bisogna esaminare un’altra eventualità. La Corte Costituzionale esamina la legge entrata in vigore con l’approvazione del Referendum e, come prevede il documento dell’Associazione “Salviamo la Costituzione”, dichiara la sua incostituzionalità in punti significativi determinando la necessità di una modifica e quindi l’inapplicabilità immediata.

Ragionando con pragmatismo sia nel caso della mancanza del quorum, sia della vittoria del NO, sia della vittoria del SI, si può ipotizzare che il fatto più probabile, in condizioni di normalità, è la fine regolare dell’attuale legislatura nel 2013.
Se sarà così saranno passati quattro anni da oggi. Un periodo che si prevede non facile per il governo e per Berlusconi che continuerà ad essere soggetto a tutti gli attacchi possibili, a dover realizzare tutte le promesse fatte, a gestire il terremoto, ad iniziare un cambiamento strutturale nella distribuzione delle risorse tra le classi sociali, a tentare di varare riforme anche istituzionali molto difficili e al crescere dei propri anni.
Il Pd avrà la possibilità di consolidarsi nell’identità, nell’organizzazione, nella dirigenza e nei rapporti con l’Italia dei Valori e con i sindacati. I partiti di sinistra non potranno, dopo elezioni europee nelle quali non hanno superato la soglia minima, che confluire, nelle prossime elezioni politiche, per non morire di perdità di rappresentività, in una coalizione (se non passa il referendum) o in un partito unico del centrosinistra che dovrà però definire una nuova identità tenendo conto delle loro culture e dovrà presentarsi alla sfida, anche perdendo delle frangie sulla sua destra, con un programma molto più riformista, solidale, avanzato e più vicino alla gente.
I precedenti ci dicono che il tempo politico spesso favorisce il cambiamento rispetto al governo in carica.

In definitiva l’elettore di centro sinistra che vota SI, in linea con le indicazioni dei promotori del Referendum, fa un voto di speranza audace.
Chi si astiene, non ritirando la scheda del Referendum, o vota NO considerando che sono profondamente cambiate le situazioni politiche del tempo nel quale fu impostato, esprime un comportamento di legittima difesa.

Guido Albertelli

lunedì 15 giugno 2009

Oh quante belle ronde madama Doré!

Grande eco sulla stampa (e giustamente) hanno avuto nei giorni scorsi le cosiddette “Ronde nere”, le ronde della «Guardia nazionale italiana», volute dal Movimento sociale italiano - Destra italiana, e in particolare dal suo fondatore Gaetano Saya, rinviato a giudizio nel 2004 per propaganda di idee fondate sulla superiorità e l'odio razziale, diffuse attraverso il sito Destranazionale.org.
Si tratterebbe diLe ronde 2.100 volontari in tutta Italia, concentrati soprattutto in Piemonte, Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia, pronti, non appena sarà in vigore il disegno di legge sulla sicurezza approvato dal Parlamento, a pattugliare le strade 24 ore su 24, affiancando le “ronde padane”.
Ciò che ha colpito di più l’opinione pubblica, e che ha costretto il Ministro dell’Interno (dopo alcuni tentennamenti) e quello della Difesa a prendere le distanze, è stata l’ostentazione di simboli fascisti: camicia grigia con cinturone e spallaccio neri, cravatta nera, pantaloni grigi con banda nera laterale, basco o kepì grigio con il simbolo dell'aquila imperiale romana, anfibi neri e guanti di pelle: una sorta di rivisitazione della divisa delle SS.
Per questa ragione la Procura di Milano ha disposto un'indagine, tramite la Digos, per possibile violazione della legge del 1952 sull'apologia di fascismo.
E probabilmente proprio questa ostentazione forzata farà sì che queste ronde, per fortuna, non saranno mai ufficialmente autorizzate.
Due riflessioni però restano. In primo luogo colpisce l’arroganza di questi movimenti che non esitano ad esibire simboli e filiazioni che la cosiddetta (e vituperata) Prima Repubblica aveva messo al bando.
In secondo luogo preoccupa il fatto che, probabilmente, se non vi fosse stato l’apparato folcloristico delle divise, le ronde nere non avrebbero avuto tutta questa visibilità sulla stampa, non avrebbero scatenato tante reazioni di scandalo e magari, sotto silenzio, si sarebbero fatte con buona pace (e forse con un tacito “lasciar fare” in nome della “Sicurezza”) dell’opinione pubblica, anche di parte di quella che si riconosce nei Partiti di opposizione.
In questo contesto particolarmente rilevanti appaiono le parole del segretario del SIULP (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia) Felice Romano, che prende nettamente le distanze dalle “ronde”, di qualsiasi colore, e da chi le propone e le difende: “Se emergono iniziative come quella delle ronde nere a Milano, ciò è addebitabile «al clima possibilista creato e fortemente voluto da questo governo. Forse ha ragione il Sottosegretario all'Interno Mantovano, al quale fa eco lo stesso Ministro Maroni, nel dire che iniziative come 'le ronde nere di Milano saranno impossibili una volta approvato il disegno di legge sulla sicurezza. Ma se qualcuno a Milano ha pensato di rimettere le classiche divise fasciste addosso a qualche centinaio di ben piazzati bamboccioni, e di partire per la crociata al grido di 'domine dirige nos', questo è senz'altro addebitabile al clima 'possibilista' creato e fortemente voluto da questo Governo. Ed invece - prosegue Romano - il Siulp le ronde non le vuole e comincia ad avere qualche serio dubbio sul fatto che un ministro dell'Interno, sia pure in escursione da weekend, possa fomentare, con parole e con fatti, un clima 'possibilista' sulle ronde”.

mercoledì 10 giugno 2009

Il referendum e la Costituzione

Documento approvato dal Consiglio direttivo dell’Associazione “Salviamo la Costituzione” il 9 giugno 2009


Il Consiglio direttivo dell’Associazione “Salviamo la Costituzione” conferma la valutazione fin dall’inizio espressa sul referendum elettorale del 21 giugno.
La vigente legge elettorale espropria gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti e affida alle segreterie dei partiti il potere di nominarli dall’alto ; rompe il rapporto tra gli eletti, il territorio e le comunità locali; riduce drasticamente il pluralismo politico e quindi la rappresentatività delle istituzioni; premia eccessivamente la lista o la coalizione più forte. Si tratta dunque di una legge che per molti versi contrasta con i principi e i valori di democrazia e libertà della nostra Costituzione repubblicana, come la Corte costituzionale ha rilevato nella motivazione della sentenza con la quale ha dichiarato l’ammissibilità del referendum.

La legge che uscirebbe da una eventuale vittoria del SI nel referendum del 21 giugno non eliminerebbe nessuno di questi difetti dell’attuale legge elettorale. Anzi, aumenterebbe le distorsioni in senso ultramaggioritario da essa prodotte, rendendo più agevole l’approvazione di riforme costituzionali di parte. Dunque non ne ridurrebbe, anzi ne aumenterebbe i vizi di costituzionalità, come pure la Corte Costituzionale ha sottolineato nella ricordata sentenza.

L’Associazione “Salviamo la Costituzione”, in coerenza con i principi e i valori di difesa e attuazione della Costituzione, che la portarono a promuovere il vittorioso referendum costituzionale del giugno 2006, continuerà fino al 21 giugno, tramite i propri circoli e associazioni in tutto il paese, a informare i cittadini sugli elementi di incostituzionalità della vigente legge elettorale e di quella che uscirebbe da un successo del referendum. Invita i cittadini a valutare queste informazioni nel decidere il proprio comportamento di fronte al referendum.